“Non voglio che la migliore gioventù dell’Africa sia resa schiava dall’Europa” una frase inequivocabile, che qualcuno è riuscito a fraintendere. Certo, chi l’ha pronunciata è Matteo Salvini, il 14 settembre scorso, parlando dei migranti al termine del duro confronto con il ministro lussemburghese degli esteri, Jean Asselborn. Matteo Salvini non è Abraham Lincoln e Jean Asselborn non è Thaddeus Stevens ma le parole del Ministro degli Interni appaiono semplici e chiarissime. Tuttavia c’è chi si è offeso. Non ci sono accuse di razzismo, questa volta. Ma il passo è breve, e l’accusa di razzismo è sottintesa, perchè il problema non sono le parole, ma la persona che le ha pronunciate, Matteo Salvini, appunto.
Poteva offendersi qualcuno della Commissione Europea, a pensarci bene, perchè Salvini stava rappresentando il Vecchio Continente come una terra dove il benessere, il lavoro, i diritti non sono garantiti al punto da rendere “schiavi” i migranti.Una forzatura, forse, a patto che non si vada a Sarno. Ma non si è offesa l’Europa, questa volta. Ad offendersi è stata l’Unione Africana che ha espresso in una nota, riportata dall’Agi, “sconcerto” per le parole del Ministro dell’Interno, che nella “recente conferenza a Vienna ha paragonato gli immigrati africani a schiavi“. L’Unione Africana ha chiesto che Salvini “ritratti la sua dichiarazione sprezzante, “nell’interesse di un impegno costruttivo nel dibattito sulla migrazione tra i due continenti“.
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“E’ opinione dell’Unione Africana che le dichiarazioni non risolveranno le sfide migratorie che affliggono l’Africa e l’Europa“, ha affermato la Commissione dell’Unione Africana. “E’ risaputo che l’emigrazione dall’Italia negli ultimi due secoli è stata il caso più importante di migrazione di massa nella storia europea moderna“, aggiunge il comunicato riprendendo gli argomenti accennati da Asselborn nel corso del diverbio con Salvini a Vienna. Parole, quelle dell’UA che ripetono in maniera poco accorta e senza acume critico i luoghi comuni sulla migrazione degli italiani, trascurando il contesto storico e le caratteristiche radicalmente diverse, tra i migranti italiani – ed europei – e le recenti migrazioni dall’Africa.