Il ritorno di Matteo Renzi – tralasciando il dettaglio che non era mai andato via – passa per le vie legali contro presunti trolls ed haters: persone che dell’ex sindaco di Firenze non ne possono più perchè già sanno o credono di sapere cosa dirà. E sono convinti che dirà solo bugie. Meglio; sono convinti che Renzi e la menzogna siano una cosa sola. Matteo ha dichiarato guerra ad haters di tal fatta, convinto che siano la causa se non di tutte certo di gran parte delle sue sconfitte. Parla, almeno dalla tremenda sconfitta del Referendum, di un perenne, feroce e costante complotto in suo danno, per ferirlo e ridicolizzarlo. Qualsiasi cosa dica. Perchè dice qualsiasi cosa, ormai. Matteo sente che l’odio social è pronto a limitare e svilire la promozione di se stesso, quel desiderio di rilancio che non lo fa dormire la notte. Vorrebbe FB con gente muta od osannate. O almeno educata. La prima è un’illusione, la seconda una legittima aspettativa. Ma dovrebbe lavorare per prima cosa sul messaggio, la credibilità, il modo di proporlo. Ecco che, con pazienza, le reazioni negative diminuirebbero. Ma ci vuole pazienza, appunto, profondità. Umiltà, se capita. E capita se uno vuole. Dovrebbe avere la capacità di mutare radicalmente strategia, invece di proporre sempre la copia certificata di se stesso. Un giovane brillante che rischia di diventare un adulto mal cresciuto. Perchè ha avuto tutto e subito.
Matteo risponde con stile, quasi senza scomporsi, come se lo aspettasse al varco. Fa riferimento a lui ipotizzando sia un troll e dando quindi l’impressione che la spy story dei troll russi che tanto male gli hanno fatto sia una storia reale, con un coefficiente di lesività. E’ falso, ovviamente. Matteo è troppo accorto per crederci. Ma non gli dispiace, attraverso un “incidente” che non sembra affatto coglierlo di sorpresa, dare credito e concretezza ad una tesi impalpabile ma comoda. Quella di un PD perseguitato da una marmaglia di cani sciolti sui social, capaci di far perdere le elezioni a chi meritava di vincerle. Una notizia falsa, chiaro, montata ad arte come un gioco di specchi da parte dei Dem, ormai esperti sulla “percezione della realtà” ed i suoi effetti. Sono convinti abbia funzionato riguardo ai migranti. Cercano la rivincita, lavorando sulla “percezione dei troll e degli haters“. E magari vincere le prossime elezioni, con questa storia venduta bene, magari con qualche fascicolo aperto in una Procura sensibile e suggestionabile. Qualche titolo compiacente sul complotto dei russi contro il PD sui giornali mainstrem, ed ecco che recuperano percentuali. Così pensano. Ma non sembra conveniente intestardirsi con la storia dei russi. Matteo Salvini ha avuto vita più facile con le sue ossessioni. Perchè nascevano da dati di realtà, purtroppo.
Comunque Matteo se l’è giocata bene con lo sketch dell’hater – grillino, leghista o russo, chissà. E un’ora dopo avrà sporto denuncia. O forse lo ha chiamato in privato, scherzando e complimentandosi. Tra compagni Dem il cameratismo c’è, eccome. Anche se è nascosto, per pudore, sopratutto quando si fanno di questi scherzi agli italiani.
Fonte: Matteo Renzi Facebook
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