Dei genitori, Tiziano Renzi e Laura Bovoli finiti sotto processo, non parla. Di Andrea Conticini, il cognato, finito sotto inchiesta, non parla. Dell’aereo di Stato, da quando al Corte dei Conti ha deciso di capire meglio, non parla. Del Ponte di Genova, dei morti, delle responsabilità di Autostrade per l’Italia non parla. Anche sui Benetton non dice nulla. Ecco, se si escludono questi e altre quattro o cinque argomenti non proprio facili da gestire Matteo Renzi parla di tutto. Nominato senatore aveva promesso che sarebbe stato in silenzio per due anni. Ma, capita e capita a Renzi in particolare: ci ha ripensato. Lo ha detto alla Festa dell’Unità a Firenze, annunciando che sarebbe presto andato ovunque, come riportato da La Stampa: “Andrò nelle scuole, in tv. Pensano di essersi liberati di me, ma hanno sbagliato”. E ammette: “Vivo nell’ansia di non lasciare la politica a chi crede che sia un prolungamento di Facebook”. Sembra stia parlando di sè stesso. Ma no, il riferimento è Salvini. Qualcuno lo batte su suo stesso terreno, i social, allora non va più bene. Qui Matteo è simile all’ex Presidente della Camera Laura Boldrini che scrive sui social di essere contro la critica la “politica fatta con i like”. Il problema è che c’è anche lei sui social e su FB dove Salvini supera i 3 milioni di follower mentre lei non raggiunge i 300 mila. Il barbaro ha un consenso di 10 volte superiore. Certo che allora non piace la politica dei like. Chissà se, a numeri invertiti, le critiche sarebbero le stesse. Una questione di coerenza: non piace la politica fatta sui social? Cancellatevi dalle piattaforme. Invece no. Restano e masticano male. La ex Presidente delle Camera pubblica tweet e post su FB – come tutti – l’ex Segretario del PD fa più dirette FB che salutari passeggiate con i figli. Ma eccolo lì a Firenze dice di essere contro “chi crede che la politica sia un prolungamento di FB“.
Ma più si contraddice più è in forma, Matteo. Perchè significa che non soffre di quelle stupide inibizioni che derivano dallo scrupolo delle credibilità. E allora dimenticando le disavventure processuali dei parenti sbeffeggia Beppe Grillo – “Non prendiamo lezioni da lui, noto evasore fiscale“ dice – Ecco gli affondi contro il Ministro Danilo Toninelli, scivolato ingenuamente su una data. Per Matteo “è un bugiardo e un ministro bugiardo deve dimettersi“. Il motivo di tanto livore sarebbero le pressioni sul caso Autostrade denunciate dal ministro delle Infrastrutture: “La mail di Aiscat risale a gennaio 2018, ma il ponte è crollato ad agosto”. Ecco che sbeffeggia il presidente del Consiglio, come riportato da Adnkronos – “Chi è l’avvocato di Aiscat? Giuseppe Conte. Conte non è l’avvocato del popolo, ma l’avvocato delle concessionarie autostradali” ironizza Matteo. Ma la rabbia vera la mostra contro Luigi Di Maio per la chiusura della trattativa dell’Ilva e il via libera ad ArcelorMittal: “Ci hanno detto che noi facevamo del male ai bambini di Taranto, e i 5 Stelle hanno detto che avrebbero chiuso l’impianto – dice ancora Matteo – Poi sappiamo cosa hanno fatto: sono stati costretti a fuggire dalla manifestazione di Taranto. Nelle rivoluzioni chi parte giacobino finisce per finire sul patibolo”. E non è finita. Perchè non poteva mancare l’affondo contro Matteo Salvini: “L’immigrazione è diventato l’unico problema, nessuno parla più di Flat tax, della Fornero, reddito di cittadinanza non pervenuto. Con una scommessa sulla paura hanno fatto credere di poter governare l’Italia, hanno preso 150 poveretti in una nave della Guardia costiera e l’hanno bloccata, dicendo che bloccano l’immigrazione”. E ironizza, Matto sulla copertina di The Spectator, dove il leader della Lega è ritratto come un troglodita: “Questa è l’immagine che stiamo dando dell’Italia nel mondo: ‘Wilma, passami la clava’”.
Insomma, Matteo è tornato. Ma non era mai andato via, in realtà.
Fonti: Adnkronos, La Stampa