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Politica

“Fermare i migranti? Un atto di terrorismo”. I giudici che indagando sulla Diciotti possono incriminare il Governo

Matteo Salvini, Luigi Di Maio, Giuseppe Conte e Danilo Toninelli accusati di terrorismo. L’ipotesi più estrema appare irreale o almeno irrealistica ma, in linea di ipotesi è possibile. L’iter processuale relativo al caso della Nave Diciotti potrebbe segnare nei prossimi giorni un punto di svolta. Clamoroso. II Ministro dell’Interno Matteo Salvini è indagato da fine agosto dopo l’arrivo nel porto di Catania di oltre 170 profughi a bordo del pattugliatore Diciotti della Guardia Costiera italiana. Le ipotesi di reato contestate dalla Procura di Agrigento, nella persona del procuratore Luigi Patronaggio a Salvini e al suo capo di gabinetto Matteo Piantedosi, sono sequestro di persona – anche a scopo di coazione, ovvero di ricatto nei confronti dell’Europa –  omissione di atti d’ufficio, abuso d’ufficio e arresto illegale.

Entro la fine della prossima settimana il Procuratore di Palermo Franco Lo Voi, l’aggiunto Marzia Sabella con gli altri magistrati dell’ufficio dovranno studiare le carte arrivate dalla Procura di Agrigento e stabilire con quali richieste trasmettere gli atti al Tribunale dei Ministri nel procedimento a carico del titolare del Viminale. Il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio ha individuato cinque ipotesi di reato. C’è da dire che le accuse non possono, tecnicamente, coesistere: sono alternative. Nel senso che avvalorare un’ipotesi di reato tra quelle delineate del PM significa escludere le altre. Questo principio vale in primis per le accuse più gravi: il sequestro di persona «semplice» contestato dal PM a Salvini cadrebbe se venisse confermato il sequestro di persona «a scopo di coazione» – ipotesi di reato formulata successivamente in via alternativa: cioè l’aver “sequestrato” i migranti per ricattare l’Europa in tema di politica migratorie. Questo reato è stato introdotto con il recente articolo 289-ter del codice penale: è quello punito con una pena più pesante, perchè rientra nella categoria dei «delitti contro la personalità dello Stato». E solitamente contestato ai terroristi.

Accogliere questa ipotesi accusatoria farebbe decadere l’altra accusa mossa a Matteo Salvini, quella di sequestro “semplice” compreso fra i «delitti contro la persona». In linea teorica è probabilmente questo il capo di accusa che potrebbe restare in piedi, perchè è evidente che l’azione del Viminale aveva anche un intento “politico” nei confronti dell’Europa. Ma sembra altrettanto evidente che tale intento andrebbe compreso e inquadrato nei rapporti di politica estera che precluderebbero ogni valutazione ulteriore in quanto attenenti ad una libera determinazione di natura eminentemente politica. Nella fattispecie sembra che l’intenzione del Viminale fosse quella di far sì che gli altri Stati europei tenessero fede ai recenti accordi sulla ripartizione dei migranti e si era pertanto in attesa di determinazioni da parte di questi Stati. Appare dunque una forzatura la classificazione di “sequestro” data all’operato del Viminale: qualora Germania, Francia, Spagna e via discorrendo avessero comunicato immediatamente la quota di migranti di cui intendevano farsi carico non ci sarebbe stata nessuna “attesa”. Quell’attesa che il PM ha voluto interpretare come “sequestro” omettendo ogni altra, forse più opportuna, valutazione.

Ma, al di là di queste valutazioni, l’ipotesi accusatoria più grave – relativa al 289-ter  – se fosse accolta dalla Procura di Palermo potrebbe non rimanere confinata al solo Salvini, giacché il presunto «ricatto» agli organismi europei per costringerli a farsi carico dei migranti «sequestrati» a bordo della Diciotti sarebbe stato condiviso e sostenuto di altri componenti del Governo: il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, l’altro vicepremier Luigi Di Maio, il Ministro dei Trasporti Danilo Toninelli.

E’ possibile, al momento, che la Procura di Palermo chieda al Tribunale dei Ministri di prendere in considerazione questi ipotesi di reato, gravissime, a carico dei massimi rappresentanti dell’Esecutivo. Eventuali accertamenti sarebbero di competenza del Tribunale dei Ministri.

Per il momento nei confronti del Ministro Salvini è caduta l’accusa di arresto illegale  paventato dalla Procura di Agrigento. Presuppone infatti  l’esistenza di un provvedimento – l’arresto – che non fu mai attuato a carico di nessun migrante della Diciotti. Scrive il Corriere della Sera in proposito: “L’accusa di sequestro deriva dal fatto che i migranti sono stati costretti a rimanere sulla Diciotti in assenza di un provvedimento motivato di chicchessia; tutto sarebbe avvenuto, secondo ciò che è stato ricostruito finora, sulla base di ordini e indicazioni trasmesse a voce“. Restano abbastanza evanescenti anche altre due accuse mosse dal PM di Agrigento, ossia omissione di atti d’ufficio e abuso d’ufficio, in quanto ipotesi di reato «residuali». L’omissione appare un’accusa al momento non ben definita, mentre l’abuso di ufficio potrebbe rimanere in piedi come accusa nel caso decadesse quella più grave che è quella di sequestro dei migranti a scopo di coazione.

Al momento la Procura deve limitarsi a un «preventivo inquadramento giuridico» del caso prima di trasmettere il fascicolo al Tribunale dei Ministri, il quale deciderà autonomamente  sui capi d’imputazione e, prima ancora, sulla competenza: se giungerà alla conclusione che il trattenimento dei migranti – ritenuto illegale perché non dovuto a motivi tecnici odi altra natura –  è iniziato al largo di Lampedusa il giudizio spetterà a quello stesso Tribunale dei Ministri costituito presso Palermo; se invece il mancato approdo a Lampedusa risultasse giustificato e dunque l’ipotetico sequestro si fosse verificato solo dal momento in cui la nave Diciotti è giunta a a Catania, allora la competenza spetterebbe al Tribunale dei Ministri costituito presso la città etnea.

Fonte: Il Corriere della Sera

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