Tripoli è di nuovo nel caos, dopo l’ondata di violenza che nel 2014 causò decine di morti. Le truppe ribelli della “Settima Brigata” legate al generale Haftar hanno lanciato un attacco alla capitale della Libia dove il consiglio presidenziale guidato da Fayez al Sarraj, sostenuto dall’Onu, è stato costretto alle misure di emergenza. Il governo parla di “attentato alla sicurezza della capitale e dei suoi abitanti, davanti ai quali non si può restare in silenzio”. Sarraj ha passato la domenica protetto nel suo quartier generale in una base navale incontrando ministri e responsabili militari, ai quali ha affidato i piani per ristabilire l’ordine L’obiettivo dei miliziani – secondo il consiglio presidenziale – “è quello di interrompere il processo pacifico di transizione politica” cancellando “gli sforzi nazionali e internazionali per arrivare alla stabilizzazione del Paese”. Una settimana di combattimenti è costata la vita, secondo il Corriere della Sera, ad almeno 200 persone. Parte del personale italiano ha lasciato l’ambasciata.
Una situazione che si riverbera sull’Italia, che sostiene il governo Sarraj. Matteo Salvini punta il dito contro la Francia, che appoggia apertamente il generale Haftar. “Escludo interventi militari che non risolvono nulla. E questo dovrebbero capirlo anche altri”, ha detto il vicepremier lasciando Palazzo Chigi, come riportato da Adnkronos. “L’Italia – ha aggiunto – deve essere la protagonista della pacificazione in Libia. Le incursioni di altri che hanno altri interessi non devono prevalere sul bene comune che è la pace”.
“Chiedetelo a Parigi”, ha risposto quindi Salvini ai cronisti che gli chiedevano se avesse cambiato idea sul fatto che la Libia potesse essere un “porto sicuro” per i migranti. “Sono preoccupato – ha spiegato il ministro dell’Interno – penso che dietro ci sia qualcuno. Qualcuno che ha fatto una guerra che non si doveva fare, che convoca elezioni senza sentire gli alleati e le fazioni locali, qualcuno che è andato a fare forzature, a esportare la democrazia, cose che non funzionano mai. Spero che il cessate il fuoco arrivi subito”. Il riferimento è alle scelte della Francia sullo scenario libico: dall’intervento militare del 2011 contro Gheddafi condotto dall’ex presidente François Sarkozy alle due conferenze organizzate a Parigi da Emmanuel Macron con Sarraj e Haftar il 25 luglio 2017 e il 29 maggio 2018, giorno in cui i tre annunciarono la convocazione delle elezioni legislative per il 10 dicembre.
L’idea di una responsabilità della Francia nel caos libico è un’idea condivisa da Andrea Margelletti, presidente del Centro Studi Internazionali. Secondo Margelletti sostenendo l’avanzata su Tripoli delle milizie ribelli vicine al generale Khalifa Haftar il presidente francese Emmanuel Macron persegue il proprio interesse personale, cioè mettere le mani sul petrolio libico. Anche a costo di andare contro, come in questo caso, a quelli della coalizione di cui fa parte. “Un atteggiamento più spregiudicato che l’Italia – sottolinea Margelletti -, invece, non ha mai avuto”. La Francia sostiene apertamente Haftar, l’Italia e altri paesi europei il presidente Sarraj, riconosciuto dalle Nazioni Unite. In ballo ci sono le risorse – il petrolio, le terre rare – ma anche il controllo dell’immigrazione clandestina. E proprio la questione migranti potrebbe rivelarsi tragica e cruciale per l’Italia che, con l’instabilità della Libia, vedrebbe compromessi gli accordi con il governo attuale per contenere i flussi migratori verso l’Italia. La Penisola potrebbe diventare la meta di approdo di migliaia di persone in fuga dal conflitto. Un elemento di tensione che si aggiunge a quelli già in corso in tema di politiche migratorie. Un conflitto che potrebbe riaccendersi presto. Lo ha lasciato intendere il Ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini, intervistato da Mario Giordano alla Berghem Fest di Alzano Lombardo.«Sono arrivato a 45 anni per vivere un’estate incredibile. Mai avrei pensato nella vita di essere indagato per sequestro di persona» ha detto Salvini, come riportato da Il Corriere della Sera, rispondendo a una domanda sul caso Diciotti e sull’inchiesta aperta dal PM di Agrigento Luigi Patronaggio. Ma ha aggiunto:
«Dico con immenso affetto al Procuratore di Agrigento che se arriverà un’altra nave in un porto italiano farò esattamente quello che che ho fatto quest’estate, né più ne meno».
Fonti: Il Corriere della Sera, Adnkronos
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