Se nelle scorse elezioni politiche il partito da lui fondato, Scelta Civica, non è riuscito ad eleggere neanche un parlamentare un motivo ci sarà. Ma non si ricorda alcuna riflessione del prof. Mario Monti sui motivi del fallimento totale della sua avventura politica. Iniziata venendo meno ad una promessa; quella di disdegnare, da tecnico supremo quale si è sempre considerato, il prosaico azzuffarsi della fazioni. Lui non e ha avuto mai bisogno di campagne elettorali, del resto. Nominato senatore a vita da Giorgio Napolitano prima di formare il suo prima ed unico, breve, governo. Doveva ritirarsi a vita privata. Dimenticò la promessa, simile in questo a Matteo Renzi, di cui sostenne il Governo. Parlamentari zero, dicevamo. Poche parole da allora. Si, complimentò con Sergio Mattarella per aver impedito un Governo con Paolo Savona Ministro dell’Economia, questo lo fece. Dopo ancora silenzio. Ma c’è ora Salvini. E indagato. E, forse, per quanto voglia ritrarsi al di sopra e lontano dalla politica Mario Monti, ha sentito l’odore del sangue. E così scrive un lungo editoriale sul Corriere della Sera, oggi. Proprio sul quotidiano che da tre mesi non dà tregua al Governo Lega Cinque Stelle. Come Repubblica ai tempi del primo Governo Berlusconi. Non sia mai che in questo Paese debba governare cinque anni qualcuno eletto dal popolo.
Così scrive Monti: “Nei sei mesi trascorsi dalle elezioni, nei tre mesi di vita del nuovo governo come è cambiata la posizione geopolitica del nostro Paese? Secondo quale disegno strategico? Deciso da chi? A vantaggio di chi? L’Italia, uno dei tre grandi Paesi fondatori dell’Unione Europea, ha sempre aspirato a consolidare il proprio ruolo accanto alla Francia e alla Germania in termini di influenza sull’indirizzo della Ue. Non sempre ci è riuscita, per un insieme di motivi ben noti, ma in talune fasi sì”.
Il senatore a vita delinea una vera e propria agenda politica, avendo l’Europa come Stella Polare. Un programma che contestualizzato nel particolare momento della Ue: “La vicinanza, costruttiva e critica, alla Germania e alla Francia sarebbe particolarmente utile ora, sia perché un governo tedesco meno forte può essere indotto ad una minore rigidità, sia perché sono sul tavolo il bilancio settennale e la governance dell’economia, sia infine perché l’uscita della Gran Bretagna redistribuisce le carte del potere e la Spagna, zitta zitta, non disdegnerebbe di venire considerata più affidabile dell’Italia”
Purtroppo, si duole Monti. Questa operazione politica nell’ambito europeo, che dovrebbe realizzarsi ora, con urgenza, non si può fare a causa dell’attuale Governo, criticato con queste parole: “Proprio in questa fase, il nuovo governo italiano assume maggiore durezza, almeno verbale, verso la Ue in generale e verso singoli Paesi, a cominciare dalla Francia e dalla Germania, forse convinto che in questo modo si ottengano migliori risultati concreti. In realtà, è avvenuto un rapido slittamento. II Paese che avrebbe potuto installarsi nel terzetto informale di regia con Francia e Germania, con vantaggi per sé e il merito di rendere la Ue più sensibile alle esigenze dell’Europa del Sud, ha scelto invece di crearsi uno «strapuntino Sud» nel blocco «Visegrad Austro-Ungarico», costituito da Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, cui si è aggiunta di fatto l’Austria”.
Cosa critica Mario Monti? L’intenzione del Governo, e del Ministro Salvini in particolare, di parlare e intensificare relazioni diplomatiche con altri Paesi dell’unione che non siano Francia e Germania, con le quali bisognerebbe parlare, con moderazione, nelle speranza di “rendere la Ue” – ossia la Gemania – “più sensibile” alle esigenze dell’Europa del Sud – ossia l’Italia.
“La priorità assoluta che si è voluta dare alla pur importante questione migratoria ha spinto a cercare alleati in quei Paesi dell’Europa centroorientale che non vogliono immigrati – scrive ancora Mario Monti – Di fronte alla forza evocativa di questo punto, passa in secondo piano che Viktor Orbán e i suoi colleghi non si accollino neppure pochi rifugiati provenienti dal Sud Europa, siano contrari ad ampliare i poteri e le risorse della Ue affinché la politica europea di controllo dell’immigrazione diventi realtà e sia efficace“.
E qui il senatore a vita delinea la sua idea di politica migratoria per l’Europa e gli Stati membri: “Quando ci sarà, tale politica non sarà necessariamente di «porte aperte». Le decisioni spetteranno alla Ue e vedranno coinvolti il Parlamento e il Consiglio, espressione dei governi nazionali. In certe fasi potrà essere relativamente aperta, ma con quote e condizioni, in altre fasi potrà essere rigida, come il «No way» australiano“. Una politica migratoria comune che è ancora lontana dal realizzarsi, ma che potrebbe forse compiersi, un giorno. L’importante, per Mario Monti, è che il modo di porsi dell’Italia nei confronti dell’Europa sia quello di sempre. Senza scossoni, senza colpi di testa. Che potrebbero fare male. Molto.
Mario Monti qui stringe sul passaggio cruciale: “Vorremmo un’Italia capace di far valere nella Ue le sue buone ragioni, magari non applaudendo il proprio avversario Orbán, senza dover ricorrere all’Albania o alla Chiesa. Il riposizionamento geopolitico, nonché psicologico, che l’Italia è riuscita a darsi in così poco tempo non pare destinato ad essere di aiuto per le difficili partite economiche e finanziarie che si giocheranno a partire dai prossimi giorni con Bruxelles e con i mercati”
Il senatore parla della possibilità o addirittura dell’imminenza di quella tempesta monetaria che lo fece nominare in pochissime ore senatore a vita e successivamente Premier non eletto. Scrive ancora Mario Monti: “Si punti la mente (“si punti la mente?” ma che italiano è ndr) almeno su un rischio da evitare a tutti i costi: il rischio che l’Italia finisca un giorno a non far più parte né dell’area Schengen, né dell’area dell’euro. Stretta tra l’austro-ungarico Orbán a Nord, le tribù libiche a Sud, una Spagna assertiva ad Ovest, e ad Est una Grecia il cui pesante fardello finora eravamo riusciti ad evitare, diventeremmo una lunga e triste penisola di quasi-Europa. Non ritenuta abbastanza affidabile, quand’anche lo desiderassimo, per far parte della noiosa Europa del Nord, l’Italia sarebbe considerata un utile contrafforte del continente europeo, un bastione esterno alla Ue ma capace di attutire l’impatto di successive ondate migratorie”.
Infine Mario Monti punta il dito contro il Ministro Salvini, pur senza mai nominarlo: “Ma chi ha deciso questo riposizionamento dell’Italia? Non il governo nella sua collegialità. Non il presidente del Consiglio, impegnato in ammirevoli esercizi se mai di contenimento tattico e di ardua ricerca di coerenza. Non il ministro degli Esteri. Ma può il Parlamento, può il Paese non sapere chi, magari solo per ottenere consensi elettorali, sta spingendo l’Italia verso una meta non dichiarata e in modi non previsti dalla Costituzione?”
“Stiamo procedendo contro ignoti” diceva il Procuratore di Agrigento qualche giorno fa. Ma chi era l’ignoto lo si sapeva benissimo. Così come si è capito benissimo cosa passa in testa ai due senatori: quello a vita, non eletto e quello eletto. Entrambi hanno elogiato il Presidente Sergio Mattarella negli ultimi tempi. Quello stesso Mattarella che ha tentato il colpo di mano sulla nave Diciotti senza riuscirci, per far sbarcare i migranti. Poche ore dopo ci pensava la Procura. Gli italiani questo film l’hanno già visto. Sembrava intrattenimento ed è stato un film dell’orrore. All’uscita hanno chiesto indietro i soldi del biglietto. Mario Monti ha sorriso. Con quel sorriso un po’ così. Lo stesso sorriso di adesso.
Fonti: Il Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano