Gli haters non sono loro. L’odio lo subiscono e basta. Al massimo lo delegano e, a delitto compiuto, ci ricamano sopra con qualche tweet. Non inveiscono, non fomentano. Ogni tanto inciampano nelle parole, ma nessuno glielo fa notare. Nel territorio dello scontro politico qualcuno gode di particolare immunità. E può dire anche cose molto villane, ma non verrà stigmatizzato per questo. La ex presidente della Camera, per esempio. Può dare del “patetico” a al vicepremier Luigi Di Maio può dare del “disumano” all’altro vicepremier, Matteo Salvini, giudicando “miserabili” le sue decisioni. Può farlo senza apparire volgare. Lei, giustamente, in qualità di Presidente della Camera esigeva rispetto. Immaginate qualcuno che le dica “patetica” sui social. Si guadagna seduta stante la nomea di hater. E la Polizia Postale deve indagare. Loro no, non odiano: Roberto – il maestro di cerimonie dell’insulto senza argomenti che passa per civile resistenza – Laura che non è riuscita a spiegare perchè è andata a Catania e non a Genova, per esempio. E certamente non odiano Matteo ed Elena, anche loro assenti a Genova. Maria Elena è andata a Catania. Liberissima di farlo Se fossero morti su quel maledetto ponte 40 migranti – per una causa magari non ascrivibile ai Benetton, neanche lontanamente – Laura, Elena e Matteo sarebbero stati lì. Ma loro non odiano, no. Ne sono una prova i commenti rilasciati dall’ex sindaco, ex segretario ed ex premier Matteo Renzi e dall’ex ministro Maria Elena Boschi all’indomani della notizia su Matteo Salvini indagato.
Iniziamo dal senatore Matteo Renzi che sembra avere una particolare predilezione per il vicepremier Luigi Di Maio, come riportato dall’Ansa: “Non chiediamo a Di Maio di far dimettere Salvini ‘in 5 minuti’. No! Noi diciamo solo a Di Maio che la sua doppia morale è una vergogna civile. E che manganellare via web gli avversari quando fa comodo non è politica, ma barbarie. Parlavano di onestà, dovrebbero scoprire la civiltà“. Maria Elena Boschi: “Questo è il giustizialismo cinque stelle che ha manganellato tanti innocenti e io ne so qualcosa. Con i loro avversari sono violenti, con i loro alleati sono silenziosi. Di Maio ha una doppia morale, ma nessuna dignità“. Dignità? Verrebbe da chiedersi. Laura, Elena e Matteo hanno dignità da vendere. Mai seguiamo un filo logico e cronologico, per cortesia. Evitiamo slalom tra fatti e argomenti. In nome della dignità, loro, dignitosi e non patetici dicano perchè non sono andati a Genova. Coraggio. in nome della dignità. Dopo sì, certo, si parla di Salvini.
Questo è il giustizialismo cinque stelle che ha manganellato tanti innocenti e io ne so qualcosa. Con i loro avversari sono violenti, con i loro alleati sono silenziosi. Di Maio ha una #doppiaMorale, ma nessuna dignità. pic.twitter.com/RZmaRx6M2R
— maria elena boschi (@meb) August 26, 2018
Parlano molto del Ministro le persone che in queste ore condividono un tweet scritto da Luigi Di Maio più di due anni fa. Nel febbraio 2016, il capo politico del Movimento 5 Stelle chiedeva le dimissioni dell’allora capo del Viminale Angelino Alfano perché sui quotidiani del giorno si leggeva l’indagine avviata dalla Procura di Roma per abuso di ufficio. Legittima perplessità da parte di chi, legittimamente, non la pensa come il Governo in carica. Tuttavia, lo sappiamo: a ruoli invertiti condividere un tweet di Matteo e polemizzare con l’ex significa avere Putin sotto il letto, tramare contro il Colle, riunirsi in qualche sottoscale e costruire notizie false contro la Democrazia. Cose orribili, ignobili, che tolgono il sonno a Matteo Orfini. Eccetera eccetera.
Comunque a questi democratici, ammirevoli nel fare il possibile per far credere che il PD sia ancora una forza popolare, ha risposto Luigi Di Maio. Secondo il vicepremier il Ministro Salvini può andare avanti perchè non ha violato il codice etico del contratto e dei 5 Stelle. Il Governo – ha sottolineato Di Maio – si assume la responsabilità politica delle scelte fatte sul caso della nave Diciotti ma c’è “pieno rispetto” per l’azione della magistratura. Non dobbiamo “attaccare” i pm che indagano dice Di Maio, come riportato da Askanews. “Non facciamo piombare di nuovo questo Paese negli scontri tra procure, pm e politica. Noi ci assumiamo le nostre responsabilità” nelle azioni che abbiamo preso nell’interesse del paese sul caso della Diciotti e ci difenderemo. Non per questo dobbiamo attaccare i pm che portano avanti il loro lavoro. Non possiamo applaudire i pm che arrestano i mafiosi e criticare chi indaga su questo. Come M5s non cambiamo idea. Le istituzioni vanno rispettate, soprattutto la magistratura“.
A chi insiste Luigi Di Maio risponde così: “Angelino Alfano si doveva dimettere perché era Angelino Alfano, quella era un’indagine che riguardava questioni di tangenti e appalti“.
Fonti: Ansa, Askanews, Twitter Maria Elena Boschi