Qualche volta è difficile capire in che mondo viva l’ex premier Matteo Renzi. Probabilmente una terra di mezzo tra l’enorme frustrazione di un potere considerevole, conquistato in pochissimo tempo, perduto con altrettanta rapidità, e una rabbiosa voglia di riscatto. E questo ci sta, politicamente. E anche umanamente. Perchè l’uomo è poco più di un ragazzo. Non è facile accettare che sia tutto finito ed è comprensibile il suo tentativo di frenare la discesa verso la normalità. Il problema è che Renzi non sa attendere. Per il timore nero che il trascorrere del tempo lo releghi ai margini, proprio lui che ha bruciato le tappe. Per quanto ci provi, Renzi non riesce a risalire una strada che da ormai due anni appare inesorabilmente in discesa. L’antidoto a questa angoscia montante è fingersi leader dell’opposizione, nonostante non sia neanche più Segretario del suo partito e, con tutta probabilità, in minoranza anche in esso. E poco importa se il suo protagonismo di disturbo, inefficace, disorienta il PD in cerca di un’altra identità ed un nuovo leader dopo l’effimera – ma devastante – stagione del renzismo. Quello che conta è il destino personale. Che non deve essere angusto, no. Non può essere un piccolo ufficio o un ufficio qualsiasi. Matteo sogna di tornare a Palazzo Chigi, questa è la verità. A dispetto del dato di realtà, che racconta invece un’altra storia e dice che Renzi oggi rappresenta si e no il 6% dell’elettorato. Ma non importa. Matteo vorrebbe vedere cadere il Governo, prima di subito, e tornare lì, uomo solo al comando. Tutto è possibile. Se dalla Ruota della Fortuna è arrivato a Palazzo Chigi, non può sognare di tornarci partendo da un ufficio del Senato? Sogni, appunto.
Ma torniamo alla realtà e osserviamo i sondaggi. Secondo un rilevamento dell’Istituto Piepoli diffuso da Affaritaliani.it. il Governo Conte gode di ottima salute: avrebbe tra il 58 e il 60% dei comensi, in netta crescita rispetto al 50-52% registrato al momento della nascita dell’Esecutivo. Tra i ministri, il più amato è Matteo Salvini proprio lui, quello visceralmente odiato da Saviano e politicamente da Renzi anche perchè su Twitter ha quasi il triplo di follower rispetto all’ex sindaco di Firenze. Un affronto non da poco. Lega e M5S, sono introno al 29% e complessivamente sfiorano il 60%. Un record. Il Partito Democratico perde consensi rispetto alle politiche del 4 marzo e non va oltre il 15%. Forza Italia, che appare ormai senza futuro, oscilla tra l’8 e il 10%. Fratelli d’Italia è al 3%.
Sondaggi alla mano se ne conclude che se ormai nel PD l’ex premier ha una posizione minoritaria e, probabilmente da solo la sua forza elettorale non supera il 5 – 6%. Per questo le sue ambizioni sono sogni, ora. Mesi fa si parlava di un rilevamento che l’ex premier commissionò per vedere se aveva chance con un “suo” partito. I risultati lo fecero desistere. E’ rimasto nel PD in attesa di temi migliori, senza dimenticarsi quasi ogni giorno, di rubare la scena agli altri dem. Perchè è sempre il suo destino che conta, alla fine, non quello della Sinistra. E’ convinto che se parla come se avesse il 40% tornerà ad avere quei numeri, primo a poi.
La seconda inchiesta è quella che il 4 gosto la Procura di Roma ha avviato per risalire ai falsi profili Twitter da cui è partita l’offensiva via Twitter contro il Presidente Mattarella all’epoca in cui Di Maio ne chiedeva l’impeachment nella notte tra il 27 e 28 maggio, da un account creato sullo «snodo dati di Milano». Cosa dia la certezza che questa inchiesta porterà alla caduta del Governo è, per ora, solo nella testa dell’ex premier.
«Altro che bolla di sapone» dice, e intanto annuncia di aver chiesto al titolare dell’inchiesta, il PM Pignatone, di «essere ascoltato», perché, spiega, «ho molte cose da dire». Nella diretta Facebook l’ex premier non aggiunge altro, ma chi ci ha parlato sa che è convinto che anche gli attacchi a lui e alla sua famiglia hanno la stessa origine. E la stessa manina. «Nella notte dello scontro tra il presidente e i 5 Stelle Di Maio decide di chiedere l’impeachment per Mattarella. Un’idiozia pura. In quel momento parte una campagna con la creazione di profili falsi sui social e l’hastag #Mattarelladimettiti. II punto è: e se la Procura che ha aperto l’indagine scoprisse che ci sono strutture che decidono di mettere in piedi un attacco al presidente della Repubblica tramite profili falsi e fake news?».
Ma, per Renzi, la crisi del Governo è sopratutto politica, come riportato da Il Corriere della Sera, «Le promesse della campagna elettorale sono destinate a rimanere tali». Dunque, un esecutivo «più slogan che sostanza», che non è credibile e fa «ballare i mercati» per l’ex premier è destinato a cadere. Perciò bisogna attrezzarsi e la Leopolda sarà «un evento che va oltre i confini del PD. Sarà più concentrata sulla società civile che sul partito. Sarà molto diversa dal solito».
Fonti: AlaNews, Repubblica, Affari Italiani, Il Corriere della Sera
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