Virginia Raggi, sindaco di Roma, nei giorni scorsi lei ha incontrato il ministro Elisabetta Trenta per discutere sulla possibilità di utilizzare i militari per presidiare i campi Rom e garantire sicurezza. «E dal giorno in cui mi sono insediata che chiedo di poter rafforzare i controlli e la sicurezza. È dall’anno scorso che domando di poter applicare anche a Roma il decreto Terra dei fuochi. Il ministro Sergio Costa sta lavorando per estendere questo decreto a tutta l’Italia, e questo è un bene, viene incontro alle richieste che faccio da tempo».
«Ma le condizioni igienico sanitarie del Camping River non lo permettevano, erano insostenibili. Molte famiglie hanno accettato le nostre proposte. Poi abbiamo reso operativi dei protocolli con altri Paesi, in particolare con la Romania, per rimandare in patria le persone. Molte di loro sono state inserite in percorsi lavorativi nelle città di provenienza. Stiamo applicando semplicemente le norme europee che prevedono il superamento dei campi. Sono ghetti che costano milioni di euro: i cittadini di Roma spendevano per il sistema dei campi 25 milioni di euro l’anno. Sa che cosa posso fare io con quei soldi? Posso aprire asili nido, riparare chilometri di strade o comprare ottanta autobus. Capisce quanti soldi il sistema dei campi ha sottratto alla cittadinanza romana? E per cosa poi? Per non avere alcun miglioramento per queste persone: niente inclusione, niente scolarizzazione».
Con il Ministro dell’Interno Virginia Raggi dice di trovarsi in sintonia: «A Roma abbiamo una visione che è quella dell’Europa. Abbiamo attuato una serie di politiche che in altri Paesi funzionano e non si capisce perché non possano funzionare qui».
La prima cittadina rifiuta l’accusa di razzismo: «Vogliamo parlare di razzismo? Credo che ci sia molta strumentalizzazione, I bimbi rom – quelli che vanno a scuola – hanno molte difficoltà. Una di queste sta nel fatto che non vengono invitati alle feste organizzate dai compagni, non vanno a casa dei compagni. E ovviamente i compagni non possono andare a casa loro, nei campi. Questo è il primo esempio di discriminazione, il fatto che questi bimbi non possano vivere come gli altri. Noi vogliamo risolvere situazioni come queste. Dunque il razzismo dove sta?». E aggiunge: «Noi stiamo lavorando molto con i richiedenti asilo. In aprile abbiamo sottoscritto un protocollo con la prefettura per includere i richiedenti e farli lavorare, se mi passa il termine. Parliamo ovviamente di attività di volontariato, compiti di pubblica utilità, ad esempio la manutenzione del verde. Io credo che l’inclusione parta dal rispetto, delle persone e delle regole. Per anni l’Italia si è concentrata sulle politiche di accoglienza, ma ha dimenticato l’inclusione, che invece è la vera chiave».
Per Virginia Raggi questo governo non è razzista. «Io credo che questo sia il primo governo che è riuscito a imporre a livello europeo una politica di compartecipazione responsabile sul tema immigrazione. Un tema che riguarda tutti, tutta l’Europa, non solo l’Italia. Mi sembra che questo governo abbia fatto passare l’idea di una responsabilità collettiva».
Fonti: La Verità, Askanews
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