Virginia Raggi, sindaco di Roma, nei giorni scorsi lei ha incontrato il ministro Elisabetta Trenta per discutere sulla possibilità di utilizzare i militari per presidiare i campi Rom e garantire sicurezza. «E dal giorno in cui mi sono insediata che chiedo di poter rafforzare i controlli e la sicurezza. È dall’anno scorso che domando di poter applicare anche a Roma il decreto Terra dei fuochi. Il ministro Sergio Costa sta lavorando per estendere questo decreto a tutta l’Italia, e questo è un bene, viene incontro alle richieste che faccio da tempo».
Intervistata da La Verità la prima cittadina ha dichiarato, come riporta Askanews, «Abbiamo avviato indagini per individuare i responsabili dei roghi nei campi. Questi responsabili sono la parte terminale di una filiera. Stando alle indagini della Procura, ci sono imprenditori che affidano ai rom lo smaltimento dei rifiuti. Servono quindi soluzioni molto serie. Noi abbiamo cominciato a installare telecamere fuori dai campi, abbiamo disposto maggiori presidi di controllo. Purtroppo, però, la polizia locale ha una carenza di organico di circa 3.000 unità. Dunque abbiamo la necessità di avere un supporto da parte di altre forze dell’ordine». Sulle polemiche per lo sgombero del Camping River dichiara. «Noi abbiamo cominciato oltre un anno fa a lavorare con le famiglie, per capire chi avesse effettivamente diritto a essere accolto e chi no. Parliamo di un insediamento che ospitava circa 4.50 persone. Abbiamo scoperto delle situazioni di totale illiceità. Abbiamo mandato via dal campo circa 80 persone che sono risultate in possesso di un patrimonio. Alcuni possedevano beni, auto anche di grossa cilindrata. Queste persone sono state allontanate, perché non potevano stare li. Altre, invece, sono state prese in carico dal sistema di accoglienza di Roma Capitale. Alcune delle famiglie rom con cui era stato avviato un dialogo hanno fatto retromarcia. Credo che siano state sobillate da qualcuno. Forse pensavano di poter ottenere un’ulteriore proroga».
«Ma le condizioni igienico sanitarie del Camping River non lo permettevano, erano insostenibili. Molte famiglie hanno accettato le nostre proposte. Poi abbiamo reso operativi dei protocolli con altri Paesi, in particolare con la Romania, per rimandare in patria le persone. Molte di loro sono state inserite in percorsi lavorativi nelle città di provenienza. Stiamo applicando semplicemente le norme europee che prevedono il superamento dei campi. Sono ghetti che costano milioni di euro: i cittadini di Roma spendevano per il sistema dei campi 25 milioni di euro l’anno. Sa che cosa posso fare io con quei soldi? Posso aprire asili nido, riparare chilometri di strade o comprare ottanta autobus. Capisce quanti soldi il sistema dei campi ha sottratto alla cittadinanza romana? E per cosa poi? Per non avere alcun miglioramento per queste persone: niente inclusione, niente scolarizzazione».
Con il Ministro dell’Interno Virginia Raggi dice di trovarsi in sintonia: «A Roma abbiamo una visione che è quella dell’Europa. Abbiamo attuato una serie di politiche che in altri Paesi funzionano e non si capisce perché non possano funzionare qui».
La prima cittadina rifiuta l’accusa di razzismo: «Vogliamo parlare di razzismo? Credo che ci sia molta strumentalizzazione, I bimbi rom – quelli che vanno a scuola – hanno molte difficoltà. Una di queste sta nel fatto che non vengono invitati alle feste organizzate dai compagni, non vanno a casa dei compagni. E ovviamente i compagni non possono andare a casa loro, nei campi. Questo è il primo esempio di discriminazione, il fatto che questi bimbi non possano vivere come gli altri. Noi vogliamo risolvere situazioni come queste. Dunque il razzismo dove sta?». E aggiunge: «Noi stiamo lavorando molto con i richiedenti asilo. In aprile abbiamo sottoscritto un protocollo con la prefettura per includere i richiedenti e farli lavorare, se mi passa il termine. Parliamo ovviamente di attività di volontariato, compiti di pubblica utilità, ad esempio la manutenzione del verde. Io credo che l’inclusione parta dal rispetto, delle persone e delle regole. Per anni l’Italia si è concentrata sulle politiche di accoglienza, ma ha dimenticato l’inclusione, che invece è la vera chiave».
Per Virginia Raggi questo governo non è razzista. «Io credo che questo sia il primo governo che è riuscito a imporre a livello europeo una politica di compartecipazione responsabile sul tema immigrazione. Un tema che riguarda tutti, tutta l’Europa, non solo l’Italia. Mi sembra che questo governo abbia fatto passare l’idea di una responsabilità collettiva».
Fonti: La Verità, Askanews