L’assalto è avvenuto alle 7 del mattino a Ceuta – una città autonoma spagnola situata nel Nordafrica, circondata dal Marocco. L’enclave iberica è circondata da altissime recinzioni con il filo spinato, un confine di 8 chilometri. La divisione è costituita da filo spinato il cui costo, di 30 milioni di euro, fu pagato dalla Comunità Europea. Le recinzioni sono doppie e si sviluppano parallelamente. Sono altre 3 metri di altezza ed è in atto un’opera di ulteriore innalzamento della barriera, che la porterà fino a 6 metri di altezza, con il consenso dell’agenzia europea Frontex. Ci sono posti di vigilanza alternati e camminamenti per il passaggio di veicoli adibiti alla sicurezza. C’è una rete di rete di sensori elettronici acustici e visivi, un’illuminazione ad alta intensità, di un sistema di videocamere di vigilanza a circuito chiuso e strumenti per la visione notturna. Tutto questo per non far entrare i migranti in Spagna, mentre l’ong spagnola Open Arms raccoglie migranti in Libia e chiede di sbarcarli in Italia.
Ebbene, la recinzione spagnola non è bastata: una moltitudine di migranti provenienti soprattutto dall’Africa subsahanana si presenta con cesoie, forbici per crearsi il varco e, secondo il racconto della polizia, anche spray urticante, bastoni e calce viva per vincere la resistenza degli agenti, come riportato da La Stampa.
«Una violenza mai vista», dice la Guardia Civil. Risultato: in 602 riescono nell’impresa, e appena toccano il suolo spagnolo e quindi europeo esultano. Si contano 22 feriti tra gli agenti, nessuno grave. In base agli accordi di Madrid con Rabat quelli di nazionalità marocchina vengono subito rispediti al di là della frontiera. Gli altri finiscono nel centro di identificazione di Ceuta, che nell’enclave scoppia.
La Spagna è al collasso è quello di Ceuta è al confronto un problema trascurabile sono molti di più i migranti arrivati in questi giorni nelle coste andaluse: piccole imbarcazioni attraversano lo stretto di Gibilterra partendo dalla costa marocchina. I numeri parlano di 1.300 persone giunte via mare solo negli ultimi tre giorni. 18.653 persone sono arrivate via mare dall’inizio dell’anno, contro 17.838 in Italia e 14.490 in Grecia. I centri di prima accoglienza e di identificazione del sud della Spagna sono al collasso. Una vasta aerea che comprende le province di Cadice e di Malaga è coinvolta in questa ondata, il governo socialista evita di usare toni allarmisti e l’opposizione di destra per il momento evita di polemizzare. Nelle zone degli sbarchi psi inizia a non saper più gestire un numero così consistente. «Dobbiamo evitare di diventare la nuova Lampedusa del Mediterraneo occidentale» ha detto il sindaco di Algeciras José Ignacio Landaluce.
Intanto la Ong spagnola Oper Arms ospite della Festa Nazionale della Sinistra Italiana, che si terrà fino a domenica nell’Area Festa del Varlungo presso Firenze tenta di convincere il Governo italiano alla riapertura dei porti. Spiega Veronica Alfonsi, coordinatrice della sede italiana della ong Proactiva Open Arms: “Immaginiamo cosa vuol dire per una madre, per un padre, per una famiglia mettere il proprio figlio su una barca, da solo. Immaginiamo che cosa ci deve essere per spingere una famiglia a fare un gesto così terribile. i racconti delle persone che salviamo sono drammatici, ci parlano di violenze, di torture, di persone che vengono vendute. Le storie delle donne in particolare sono terribili perché sono storie di violenza, di stupro. Non è un caso che molte donne che salgono a bordo delle nostre navi sono in stato di gravidanza. Ci auguriamo che sia possibile un incontro con il Ministro Toninelli – ha detto ancora la Alfonsi – per parlare con lui della situazione e della presunta chiusura dei porti. Vorremmo che non fossero violate convenzioni internazionali, il diritto del mare e che si possa in qualche modo tornare a collaborare con la Guardia Costiera italiana“, continua Alfonsi, “Il tentativo di legittimare uno stato come la Libia, che è quello che sta facendo il governo italiano in questo momento, è anche il motivo per cui vuole che le ong spariscano da quel tratto di mare. È un tentativo pericoloso che noi denunciamo: non si può finanziare, addestrare, non si può fornire ulteriori imbarcazioni a una Guardia Costiera libica che è poi in molti casi connivente con i trafficanti e con un governo che viola i diritti umani”.
Fonti: La Stampa, RT Youtube, San Puffo Youtube