Tutti via dal campo nomadi. Donne rom in lacrime: “Salvini ci butta in strada”

E’ stato sgomberato oggi il Camping River la baraccopoli rom di via Tiberina, a Roma Nord. Nella prima mattina sono arrivate decine di autopattuglie e blindati di Polizia, Carabinieri e Municipale. Le operazioni sono terminate poco prima delle 13, come riportato da Dire. Nessuna della circa 250 persone che erano nel campo è rimasto. Accatastati fuori i cancelli materassi, reti, coperte, passeggini. Davanti al River i vigili manterranno un presidio anche nei prossimi giorni.
Fuori sono rimaste alcune persone rom che protestano, alcune sedute sulle sedie all’aperto, altre stese su un materasso. Il comandante dei vigili di Roma Antonio Di Maggio presente sul posto ha dichiarato a Rai News: «Tantissime persone se ne sono andate in questi giorni, facendo seguito al nostro invito. Alcune delle persone che sono in attesa qui fuori stanno aspettando le auto e i furgoni per andare via. Ad altre i servizi sociali stanno riproponendo l’opportunità di usufruire delle strutture offerte dall’amministrazione. Noi metteremo un servizio h24 qui, in modo consistente e per numerosi giorni, affinché l’area sia libera e si possa rispettare pedissequamente l’ordinanza della sindaca Virginia Raggi».
rom, Mattarella in loro aiuto
Il comandante ha continuato spiegando la modalità delle operazioni «Tutto si è svolto nella massima regolarità, le persone sono state invitate ad uscire e non abbiamo usato nessuna forma di coazione fisica, vuol dire che non abbiamo usato manette, nè allontanato le persone con la forza, non abbiamo usato spray al peperoncino né armi da fuoco, né manganelli, che non abbiamo. Abbiamo usato la forza del convincimento ad uscire, cosa che le persone hanno fatto» ha commentato il comandante della Polizia Locale di Roma, Antonio Di Maggio, al termine dello sgombero del Camping River, promettendo di querelare «chiunque scriva il contrario».
E in queste ore ha Presidente della Repubblica ha parlato della questione romL’Italia non può somigliare a un Far West dove un tale compra un fucile e spara dal balcone ferendo una bambina di un anno, rovinandone la salute e il futuro. Questa è barbarie e deve suscitare indignazione“. Sergio Mattarella ha parlato così nel corso della Cerimonia del Ventaglio al Quirinale, come riportato dall’Ansa. L’episodio a cui si riferisceè avvenuto nei giorni scorsi a Roma. Un italiano di 59 anni, un ex impiegato del Senato, avrebbe sparato alla bambina rom da un balcone martedì scorso con una arma ad aria compressa. La piccola era in braccia alla madre. La donna stava percorrendo viale dei Romanisti accanto al parco dei Romanisti, nel quartiere di Torre Spaccata periferia est della Capitale. La bimba versa in condizioni critiche all’ospedale Bambino Gesù ma non è in pericolo di vita. Gli investigatori per ora non contestano l’odio razziale.
«Il veleno del razzismo – ha detto Mattarella – continua a insinuarsi nella fratture della società e in quelle tra i popoli. Crea barriere e allarga divisioni»
Il monito del Capo dello Stato sulla questione rom giunge proprio nel giorno in cui in un vertice al Viminale il Ministro dell’Interno Matteo Salvini incontra la sindaca di Roma, Virginia Raggi, per parlare di campi rom e a Roma era in atto lo sgombero della baraccopoli. Il Presidente fa esplicito riferimento al manifesto della razza del 1938 – «firmato da intellettuali e professori che hanno la responsabilità di aver avallato «la più grave offesa recata dalla scienza e dalla cultura italiana alla causa dell’umanità» – che portò alla «feroce persecuzione degli ebrei, presupposto dell’Olocausto» e allo stesso modo, sottolinea Mattarella «ci si accanì contro rom e sinti, e anche quelle mostruose discriminazioni sfociarono nello sterminio, il porrajmos, degli zingari».
Per il Presidente dunque, una diversa politica abitativa per le realtà rom, lo sgombero dei campi, spesso in condizioni igieniche insostenibili potrebbe essere il prologo di un Olocausto.
Riguardo al Camping River al momento le persone che hanno dato disponibilità a trasferirsi in centri di accoglienza sarebbero 24. Una trentina di persone che avrebbero accettato il rientro volontario assistito nel loro paese di origine.
Fonti: Dire, Ansa, Rai News

 

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