“Sergio Marchionne, il problema era nei polmoni”

Sergio Marchionne è stato severamente geloso della sua privacy e di quella della persone a lui vicine. Così anche la malattia che l’ha velocemente portato in fin di vita è stata tenuta nascosta, nel possibile, come riportato da Adnkronos. Ma il muro del silenzio è durato poche ore. Si era parlato di un ricovero per un’operazione alla spalla a cui erano seguite complicazione che lo hanno condotto ad un punto di non ritorno, al coma irreversibile. Il calore della notizia è stato tale che presto si è parlato di un tumore, presumibilmente diffuso dalla prostata e risultato pervicace ed invasivo. Da qui, la necessità di cure e di operazioni, si era detto. Ma anche questa verità è durata poco. Si è saputo che già da mercoledì scorso l’ad di Fiat non respirava autonomamente. Si è saputo in seguito che ha perso conoscenza, fino al punto di non ritorno. Ora gli ultimi dubbi vengono dissipati.

Non era un problema alla spalla e lo si era capito. Non era neanche un problema alla prostata. Il male di Sergio Marchionne è nato dal vizio del fumo, che gli avrebbe compromesso i polmoni in maniera irreversibile a parlare è l’amico fraterno Grande Stevens l’ex vicepresidente della Fiat che contribuì a portarlo a Torino nel 2004, in una straziante lettera “d’addio” pubblicata sempre dal CorseraQuando dalla tv di Londra appresi il giovedì sera che egli era stato ricoverato a Zurigo, pensai purtroppo che fosse in pericolo di vita. Perché conoscevo la sua incapacità di sottrarsi al fumo continuo delle sigarette. Tuttavia, quando seppi che era soltanto un «intervento alla spalla», sperai. Invece, come temevo, da Zurigo ebbi la conferma che i suoi polmoni erano stati aggrediti e capii che era vicino alla fine

Sergio Marchionne era notoriamente un tabagista accanito da due pacchetti di sigarette al giorno. Solo negli ultimi tempi era passato alla sigaretta elettronica.

Fonte: Adnkronos

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