Il Ministero dell’Interno sostiene un’altra versione dei fatti sulla vicenda della madre e del bimbo trovati morti nel Mar Mediterraneo da Proactiva Open Arms. La Ong ieri ha raccontato di aver salvato una donna superstite, in acqua da almeno 48 ore, con accanto il corpo senza vita di un’altra donna e di suo figlio. Secondo la Ong tedesca le due donne e il bambino sarebbero stati deliberatamente abbandonati dalla Guardia Costiera libica dopo che si le due donne si erano rifiutate di salire sull’imbarcazione che li avrebbe riportati in Libia, come riportato dall’Agi. Questo racconto non convince affatto. Sembra illogico che persone in mare aperto decidano di “non salire” su un mezzo di salvataggio. E non sembra meno illogico che la Guardia Costiera decida di salvare decine di persone e lasciarne morire tre, e tra loro un bambino, davanti a decine di testimoni, per giunta.
Nadja Kriewald giornalista tedesca della tv RTL, esperta di esteri, da alcuni giorni è inviata in Libia. La sua testimonianza arriva attraverso il collega di Rtl in Italia Udo Gümpel, che la pubblica su Facebook. Il suo racconto si discosta molto da quello di Open Arms, inteso a descrivere la Guardia Costiera libica come un cricca di assassini, con l’Italia complice consapevole.
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Lunedì sera, racconta Nadja, era a bordo di una nave della Guardia costiera libica da dieci ore. Questa la sua versione dei fatti, riportata da Repubblica: «Era molto buio, e posso parlare dal mio punto di vista. Intorno alle 22/23 ora locale, fuori dalle acque territoriali libiche, la nave dei militari di Tripoli sulla quale mi trovavo ha raccolto un’imbarcazione in difficoltà: decine di migranti allo stremo. Almeno da quello che ho visto io, nessuno dei migranti, in tutto 165 — 119 uomini, 34 donne, 12 bambini, oltre a un altro bimbo già morto, che poi ho preso in braccio — si è rifiutato di salire a bordo. Erano contenti di esser stati salvati ma allo stesso tempo delusi: speravano di essere in Italia. Ma ripeto, da quello che ho visto io, mi pare che nessuno si sia rifiutato di salire a bordo. Solo dopo» ha affermato la Kriewald «la Guardia Costiera libica ha affondato l’imbarcazione. Non so se qualcuno fosse caduto precedentemente in mare, ma mi è parso che non ci fosse più nessuno a bordo».
La testimonianza di Nadja Kriewald con il suo nome e cognome viene resa nota soltanto da Repubblica e dal Messaggero. Il quotidiano romano tuttavia, almeno nella versione on line, preferisce incentrare l’articolo, fin dal titolo, al dramma di una donna salvata con il suo piccolo e le dichiarazioni della giornalista tedesca, riferite parzialmente, non sono messe in relazione con il tweet dii denuncia da parte di Open Arms
Il Corriere della Sera riporta la versione della Guardia Costiera libica: «Era presente una troupe della tv tedesca Rtl che ha filmato tutto. Nella notte tra lunedì e martedì siamo intervenuti per un gommone in panne a largo di Garabulli. Aveva 165 persone a bordo, tra cui 34 donne e 12 bambini. Abbiamo recuperato anche il corpo di una bimba che aveva meno di un mese. Chiedete a i tedeschi, che hanno potuto vedere da vicino le difficoltà in cui operiamo, con la scarsità di mezzi, soprattutto per le operazioni di soccorso notturno…».
Di diverso avviso il deputato di Leu Erasmo Palazzotto a bordo dello yacht Astral, appartenente della stessa ong catalana. Palazzotto ha dichiarato, come riportato da TgCom24: «Mentre una motovedetta girava la scena del salvataggio perfetto con una tv tedesca, un’altra lasciava in mezzo al mare 2 donne ed un bambino. Sono due interventi diversi, uno a 80 miglia davanti a Khoms e l’altro davanti a Tripoli. Maldestro tentativo di depistaggio».
Liberi e Uguali dunque delinea uno scenario criminale, addirittura con un diversivo e un depistaggio da parte della Guardia Costiera libica. Tutto questo – sembra – solo per il piacere sadico da parte della Guardia Costiera libica di vedere annegare una donna e un bambino mentre se ne salvano, nella stessa operazione, decine di altri. Il movente non regge. Al momento tutto si basa sulle dichiarazioni della Ong, parte in causa del contenzioso con l’Italia, che riferisce quanto la donna avrebbe detto. La donna non è stata ascoltata da nessun soggetto terzo. Ciononostante i tweet di denuncia di Open Arms è stato preso alle stregua di una sentenza di colpevolezza – contro la Guardia Costiera libica e contro l’Italia – da parte di un Tribunale internazionale.
Sulla vicenda è intervenuto anche il portavoce della Marina militare libica, Ayoub Qasem, come riportato dall’Ansa: «Accuse false e inesatte. La nostra guardia costiera ha recuperato tutti i passeggeri prima di distruggere l’imbarcazione. Probabilmente alcuni sono annegati prima dell’arrivo delle motovedette».
«Non è nella nostra religione, moralità e comportamento abbandonare nessuno in mare. Negli ultimi anni sono stati salvate oltre 80mila vite, con mezzi limitati e in condizioni avverse. Le tragedie in mare avvengono a causa dei trafficanti di esseri umani, cui interessa solo il guadagno, e della presenza di ong irresponsabili». Una versione che, al momento, sembra più plausibile di quella diffusa da Open Arms e che è tuttavia è stata presa per buona dal primo istante, senza alcun riscontro o vaglio critico. Roberto Saviano ha pubblicato sulla vicenda un post con una frase terribile rivolta al Ministro dell’Interno.
https://www.leggilo.org/2018/07/17/salvini-quanto-ti-eccita/
Accuse non dissimili, se raggiungere le iperboli di Saviano, sono pervenute dal PD e dall’ex Presidente della Camera Laura Boldrini.
https://www.leggilo.org/2018/07/18/morti-sulla-maledetti/
Intanto l’ex senatore del PD, Luigi Manconi ha contattato la Guardia Costiera italiana: «Per vicinanza e solidarietà verso il lavoro della ong, ho fatto sapere ai massimi responsabili istituzionale che la ong avrebbe voluto fare trasbordare la donna su un loro mezzo. Insieme ai due poveri corpi, ovviamente». l risposta è stata positiva per la donna salvata, mentre c’è stato diniego per i due cadaveri. A quel punto, autonomamente, Open Arms decide di puntare verso le coste spagnole.
Fonti: Agi, Ansa, Repubblica, Il Corriere della Sera, TgCom24
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