Quel mattino di più di cinque anni, l’11 maggio del 2013 fa Adam Kabobo, come scrissero i giudici d’appello, uccise per «rancore e sfinimento per le sue esperienze di quotidiana lotta per la sopravvivenza» Daniele Carella, 21 anni, Alessandro Carolè, 40 anni, e Ermanno Masini, 64 anni. Li finì in strada a colpi di piccone che cinque anni seminando il terrore nel quartiere Niguarda di Milano. I giudici scrissero che Kabobo, ghanese di 36 anni, aveva compiuto una «azione criminale agevolata dalla malattia» mentale.
Kabobo è stato condannato in via definitiva a 20 anni di reclusione con il riconoscimento del vizio parziale di mente. Ora sta lentamente imparando l’italiano e ha iniziato a studiare partendo dal programma delle scuole elementari, e lavora portando il vitto ai detenuti del 41 bis, come riportato dall’Ansa.
Andrea Masini, che ha perso il padre, ha sempre parlato di quei 20 anni come di una «pena insufficiente», mentre i genitori di Daniele Carella hanno più volte auspicato che «questo signore stia in carcere e non stia più in strada».
Come ha spiegato uno dei suoi legali, l’avvocato Benedetto Ciccarone, che lo ha assistito con la collega Francesca Colasuonno, il ghanese, passato da San Vittore ad Opera, è sottoposto ancora a cure psichiatriche e le sue condizioni sono a poco a poco migliorate. Tanto che, come prevedono i normali programmi di recupero sociale dei detenuti, può svolgere alcuni lavori nella casa di reclusione, anche di pulizia, e ha deciso di mettersi a studiare a partire dal programma delle elementari, dato che non è mai andato a scuola.
Fonte: Ansa
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