“Maglietta Rossa” un’iniziativa lanciata da Libera, Legambiente, Arci e Anpi, per ricordare i migranti morti in mare e chiedere la riapertura dei porti ha subito qualche danno d’immagine. Il primo è quello causato dal giornalista Gad Lerner che sbadatamente ha postato un’immagine in cui indossava la maglietta rossa senza ricordarsi avere un Rolex al polso. Sarcasmo sui social, ai quali ha tentato di rispondere lasciando intendere che quella del Rolex era una studiata – piccola – provocazione e non una dimenticanza.
Il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini in un post su Facebook, come riportato da Adnkronos: “Maglietta rossa & Rolex, fantastico” non ha perso l’occasione per ironizzare su Lerner La replica del giornalista non si è fatta attendere. “Il ministro Matteo Salvini – scrive Lerner sempre su Facebook – si è unito al coro dei creduloni che mi attribuiscono una villa a Portofino (!) e un ‘costosissimo orologio d’oro’ al polso (!!). Tranquillo, il mio vecchio Rolex – assicura – costa sicuramente meno dei suoi numerosi cambi d’abito quotidiani #magliettarossa”.
Il Rolex dunque, anche se “vecchio” è reale.
Rolex a parte anche sull’iniziativa pro migranti Salvini ha ironizzato: “Che peccato, in casa non ho trovato neanche una maglietta rossa da esibire oggi…”. Don Ciotti, promotore dell’iniziativa gli ha risposto così: “Gliela porto molto volentieri una maglietta al Viminale, un piccolo gesto, fatto con rispetto. Credo che dobbiamo poter incontrarci, per metterci nei panni un po’ degli altri – ha insistito – perché importante è riflettere, porsi delle domande, anche nelle diversità“.
Ma non è stato Salvini il vero problema di “Maglietta rossa”. Un giornalista de Il Tempo si è spacciato per un esponente di una Ong immaginaria e, al telefono, ha chiesto ai vip che hanno aderito all’iniziativa un gesto simbolico, quello di ospitare un profugo. “Ne abbiamo chiamati 100 – si legge sul quotidiano capitolino -, solo 4 hanno detto sì“.
Si parte da Gad Lerner: “Non ci ha risposto dando la colpa al treno, dicendo di non sentire bene anche se i problemi alla conversazione si sono manifestati soltanto nel momento in cui avrebbe dovuto risponderci con un sì o un no”. Dunque Linus di Radio Deejay, tra i firmatari dell’appello di Rolling Stone contro Salvini: “Dopo aver ascoltato con attenzione la nostra proposta di mandargli a casa un immigrato per qualche mese, ha preferito attaccarci il telefono in faccia per poi non risponderci più”.
David Parenzo “ha risposto solo di essere impegnato in radio”. Insomma, si razzola molto peggio rispetto a come si predica. Per inciso, i quattro che hanno detto sì all’ipotesi di accogliere un profugo o almeno disposti a valutare la possibilità sono Stefano Fassina, lo scrittore Erri De Luca, Daria Bignardi e Paolo Cento, coordinatore di Sel nel Lazio.
Fonti: Adnkronos, Il Tempo