Tito Boeri: “Solo i migranti possono salvare le pensioni degli italiani”

Tito Boeri, presidente dell’Inps non arretra rispetto alla visione pessimistica affermata nei giorni scorsi. “Senza nuovi ingressi di migranti il sistema pensionistico italiano non regge” ha insistito Boeri, come riportato dall’Agi. Dopo gli scontri a distanza con Matteo Salvini sul tema immigrazione, dopo che il ministro dell’Interno gli ha detto che “fa il fenomeno” e che nell’Inps “c’è molto da cambiare”, il presidente dell’Istituto di previdenza si è presentato alla Camera per la Relazione annuale al Parlamento e ha insitito: la riduzione dei flussi dei migranti ha un impatto sui contributi versati allo Stato e quindi sulle pensioni. Secondo Salvini Boeri fa politica. Boeri sostiene che lui, presidente dell’Inps può e deve diffondere i dati, e questo non può essere contestato da Salvini: “Gli immigrati in Italia sono sovrastimati – dice – la stretta aumenta i clandestini”. Per il ministro dell’Interno è un’altra provocazione, come riportato da Il Corriere della Sera: “Continua a fare politica, ignorando la voglia di lavorare e di fare figli di tantissimi italiani. Dove vive, su Marte?“. Boeri replica: “I dati sono la risposta migliore”, ha commentato, “e non c’è modo di intimidirli. La mia risposta è nei dati e i dati parlano. Oggi presentiamo quella che è la verità che bisogna dire in Italia”.

Il nostro sistema pensionistico”, ha esordito Boeri, “è in grado di reggere alla sfida della longevità, almeno sin quando si manterrà l’adeguamento dell’età pensionabile alla speranza di vita e la revisione dei coefficienti di trasformazione. Ma non ha meccanismi correttivi per compensare un calo di ingressi nel mercato del lavoro”. Secondo il problema è la conoscenza del fenomeno da parte degli italiani, che diventa una vera e proria ignoranza del fenomeno – ribadisce Boeri, come riportato dall’Ansa – aggravata da una sistematica disinformazione: “Gli italiani sottostimano la quota di popolazione sopra i 65 anni e sovrastimano quella di immigrati e di persone con meno di 14 anni. La deviazione fra percezione e realtà è molto più accentuata che altrove. Non sono solo pregiudizi. Si tratta di vera e propria disinformazione. Il nostro Paese ha bisogno di aumentare l’immigrazione regolare. Sono tanti i lavori che gli italiani non vogliono più svolgere”. Boeri ha spiegato che nel lavoro manuale non qualificato ci sono il 36% dei lavoratori stranieri in Italia e l’8% degli italiani. La storia “ci insegna – ha sottolineato Boeri – che quando si pongono forti restrizioni all’immigrazione regolare, aumenta l’immigrazione clandestina e viceversa: in genere, a fronte di una riduzione del 10% dell’immigrazione regolare, quella illegale aumenta dal 3 al 5%. In presenza di decreti su flussi del tutto irrealistici”, la domanda di lavoro immigrato “si riversa sull’immigrazione irregolare“.

Tra i temi caldi per il governo che sono stati toccati da Boeri c’è sicuramente quello delle pensioni e la prospettiva di un cambiamento delle Legge Fornero. Il presidente Inps ha evidenziato intanto i costi della quota 100 . proposta da Lega-M5s nel contratto . dicendo che possono arrivare fino a 20 miliardi. Ma il suo discorso è partito dalle condizioni dei giovani: “La storia recente dei giovani nel nostro Paese”, ha detto “è una storia di inesorabili revisioni al ribasso delle loro aspettative. Fra queste delusioni anche quella di ritrovarsi sempre, quale che sia l’esito del voto, con governi che propongono interventi a favore dei pensionati”. A questo proposito, ha detto Boeri, la metà dei poveri in Italia ha meno di 34 anni e la loro probabilità di diventare poveri è “5 volte più alta di quella dei loro nonni“.
pensioni, l'allarme di Boeri
Per Boeri la quota 100 è una soluzione troppo costosa: “Ripristinando le pensioni di anzianità con quota 100 – o 41 anni di contributi – si avrebbero subito circa 750.000 pensionati in più” con un costo, nella versione ‘pura’ “fino a 20 miliardi all’anno”. E si ridurrebbe anche l’occupazione, come riportato da Adnkronos: “Sappiamo che ogni abbassamento dell’età pensionabile comporta anche riduzione dell’occupazione perché il prelievo contributivo aumenta e il lavoro costa di più. Avremmo dunque non solo più pensionati, ma anche meno lavoratori, ciascuno dei quali con un fardello ben più pesante sulle proprie spalle”. Quindi secondo lui ripristinare le pensioni d’anzianità significherebbe “ridurre il reddito netto dei lavoratori”. “In un sistema pensionistico a ripartizione come il nostro, i contributi di chi lavora servono ogni anno a pagare le pensioni di chi si è ritirato dalla vita attiva. Oggi abbiamo circa 2 pensionati per ogni 3 lavoratori. Questo rapporto è destinato a salire nei prossimi anni”. E “il passaggio al sistema contributivo, con regole pensionistiche meno generose, serve proprio ad evitare che questo avvenga”. Per coprire questo costo, secondo Boeri, occorerrà “aumentare il prelievo fiscale su ogni lavoratore, innescando un circolo vizioso in cui più tasse riducono l’occupazione e dunque scaricano l’onere di finanziare le pensioni su di una platea sempre più piccola”.
Fonti: Ansa, Il Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano, Adnkronos
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