“Siamo il Paese europeo che sta dando più cittadinanze in assoluto, ma Saviano lo ignora. Allargare ulteriormente la concessione di cittadinanze sarebbe il caos“. Così il Ministro dell’Interno ad Agorà su Raitre. Salvini sulla proroga della scorta ha detto parole che allo scrittore devono essere parse intollerabili.
«Scorta a Saviano? Saranno le istituzioni competenti a valutare se corra qualche rischio, anche perché mi pare che passi molto tempo all’estero. Valuteranno come si spendono i soldi degli italiani. Gli mando un bacione».
La scorta di Saviano è un nodo venuto al pettine, alla fine. Lo scrittore sembra aver preparato il terreno in anticipo, colpendo ai fianchi il Governo Conte e il Ministro dell’Interno. Salvini aveva giurato fedeltà alla Repubblica e Saviano non perdeva tempo, invitando le Forze dell’Ordine a disobbedirgli. Inziava la vicenda Aquarius e Saviano non perdeva tempo nel dare dei “banditi” al Governo e a chi ne sosteneva le politiche migratorie, non agli scafisti e ai loro sodali. Come ogni scrittore, Saviano ha il senso del tempo e della narrazione, anche delle cose che riguardano se stesso, delle rappresentazioni che egli vuole dare del mondo, dove il suo punto di vista diviene, fatalmente per innata capacità affabulatoria, l’unico possibile. Rappresentare il Ministro degli Interni come il nemico numero uno, provocarlo, insolentirlo con insulti che solo il lasciapassare dello scirttore impegnato contro le Mafie può tramutare in opinioni è sembrato parte di una strategia fredda e disperata allo stesso tempo: più lo scontro si faceva serrato – e le provocazioni sono partite sempre da lui, Saviano – maggiore era la possibilità dello scirttore di trarne utilità: per ribadire il suo ruolo di baluardo della legalità, di infallibile giudice di ciò che è bene e che è male.
Per Saviano non è la scorta ad essere irrinunciabile, ma l’amata l’immagine di sè, che attraverso la narrazione di uomo braccato dalla criminalità e degno di protezione, viene confermata. Senza di essa rgli diviene un opinionista qualsiasi, uno scittore come altri. Qualcosa che il suo innato snobismo ritiene intimamente rivoltante, intollerabile.
Esasperando lo scontro, Saviano ha ottenuto per il momento quello che voleva: mettere chi deve decidere davanti ad un bivio, dove due sono le scelte possibili ed entrambi verranno utili a confermare il teorema precostituito sui cui Saviano sta giocando la partita del ruolo di scrittore contro la Mafia e le mafie. E ora contro Salvini. Un ruolo che per lui significa molte cose, anche visibilità. E la visibilità per uno scrittore significa profitto e potere. Potere di produrre altro profitto, e mettendo a profitto il profitto ottenere altro potere. Quindi se la scorta dovesse essere confermata lo scrittore riceverebbe la conferma del suo status symbol e un indiretto beneficio economico, che nasce dalla cura di un’immagine che Saviano sta dimostrando di saper gestire con la scaltrezza e la freddezza del marketing. Il merchandising della legalità, del buono e del giusto, ragionato dal suo appartamento di New York. La Grande Mela: non proprio il luogo dove uomo braccato dalle mafie andrebbe a nascondersi.
Se la scorta dovesse essergli negata Saviano ha gia pronta l’opportuna e indubitabile interpretazione dei fatti: non la mancanza di un pericolo reale, ma la conferma che lui è l’uomo braccato e chi gli nega protezione è colluso. Con la Mafia e con le mafie. Saviano non sembra un uomo che si sente realmente in pericolo. Sembra piuttosto un uomo che vuole che gli altri credano che è in pericolo.
Ed ecco che, dinanzi alla possibilità che la scorta non gli venisse accordata, Roberto Saviano ha risposto duramente al vice premier Matteo Salvini: “E secondo te, Salvini, io sono felice di vivere così da 11 anni? Da più di 11 anni. Ho la scorta da quando ho 26 anni, ma pensi di minacciarmi, di intimidirmi? In questi anni sono stato sotto una pressione enorme, la pressione del clan dei Casalesi, la pressione dei narcos messicani. Ho più paura a vivere così che a morire così. E quindi credi che io possa avere paura di te? Buffone”
“L’Italia è il Paese occidentale con più giornalisti sotto scorta – ha continuato Saviano, come riportato da Il Corriere della Sera – perché ha le organizzazioni criminali più potenti del mondo, ma Matteo Salvini, ministro degli Interni, invece di contrastare le mafie, minaccia di ridurre al silenzio chi le racconta. #MinistrodellaMalavita». Così Roberto Saviano su Twitter, allegando un video dal titolo ‘Le mafie minacciano. Salvini minaccia”
Difficile capire di quale minaccia parli Saviano. Perchè se si sentisse minacciato dal Ministro bene farebbe ad andare in Procura e denunciarlo. La sensazione che se ne trae non è quella di una minaccia, ma di un ricatto e, ad onor del vero, non sembra che sia il Ministro dell’Interno a ricattare Saviano.
Fonti: Agorà, Il Corriere della Sera, Roberto Saviano Facebook
https://www.facebook.com/RobertoSavianoFanpage/videos/10155679630941864/