Padova: insegnante picchiata, l’alunno è stato bocciato

E’ stato bocciato il figlio della donna che venerdì scorso ha preso a ceffoni e fatto cadere a terra la prof. Francesca Redaelli, docente di inglese della scuola media “Tommaso Albinoni” di Selvazzano nella periferia ovest di Padova. L’insegnante era finita in pronto soccorso con il setto nasale rotto. Ieri sono usciti i risultati di fine anno. E le notizie sono tutt’altro che buone perché il ragazzino, che ha frequentato la prima media, è stato bocciato

 

Insegnante picchiata a Padova, bocciato l'alunni

A scatenare l’aggressione, secondo la mamma, fu il rifiuto dell’insegnante di interrogare il ragazzino il penultimo giorno di scuola, per consentirgli di recuperare la sufficienza, come riportato da Il Corriere della Sera.

«Immaginavo che lo avrebbero bocciato anche se contavo sulla comprensione degli altri professori, evidentemente gli hanno abbassato qualche voto», dice ora la donna, «Io so di aver esagerato, non dovevo fare quel gesto, ma la prof aveva l’obbligo di tornare a interrogare mio figlio. Il ragazzo gode dei benefici della legge 122 per chi partecipa alle gare sportive, lui è fra i primi 3 atleti in Europa nella sua disciplina, e quella norma prevede addirittura un programma personalizzato per questi studenti. Non ho mai protestato ma chiedo perché la prof non ha voluto più interrogarlo».

Sono molte le testimonianze di vicinanza alla professoressa Redaelli che arrivano dai genitori degli alunni della Albinoni, ma anche da cittadini comuni e da ex studenti. Una ex alunna della scuola media di Caselle, che si dice profondamente colpita dal messaggio che si cela dietro a tale gesto, ha promosso una raccolta di adesioni online a sostegno dell’insegnante. «Siamo arrivati alla completa rottura del rapporto di fiducia che deve esserci tra la scuola e la famiglia riguardo l’educazione dei nostri figli», si legge nella missiva indirizzata alla insegnante. «Oramai ci si è convinti che un’insufficienza, un giudizio negativo, sia un giudizio nei confronti del ragazzo. Non crediamo sia così, crediamo che nel porre un giudizio negativo si stia valutando il livello di preparazione del ragazzo, non la sua persona. Se da parte delle famiglie non si riconosce più la professionalità di chi valuta e non si ripone fiducia nella scuola, allora il patto educativo è rotto. A lei professoressa vorremmo esprimere tutta la nostra solidarietà e incoraggiarla a rimanere ferma nel suo compito di educatrice nonostante le minacce e le percosse».

Secondo un gruppo di genitori degli studenti delle classi terza E ed F, il fatto che l’insegnante non possa partecipare agli esami che iniziano domani, con lo scritto di italiano, è un danno che è la conseguenza dell’aggressione. «Tra i nostri figli c’è un misto di dispiacere e tensione che influisce sulla serenità con cui dovrebbero affrontare le prove d’esame», affermano i genitori. «L’insegnante è persona seria e molto equilibrata, che non regala niente a nessuno. Dispiace che a causa di questo incomprensibile episodio non possa seguire i suoi allievi fino alla fine».

Fonte: Il Corriere della Sera

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