La terribile frase del giudice contro i genitori di Alfie. I genitori sarebbero accusati, sebbene non indirettamente, d’insensibilità e di egoismo. Una frase, nell’incredibile giornata di oggi, con l’udienza in extremis dell’Alta Corte britannica per decidere la sorte del piccolo Alfie, spiega forse più di ogni altra quella che è sembrata essere una presa di posizione, assurda e insensibile per molti. La frase l’ha pronunciata un giudice donna,lady King, del ristretto collegio di togati che ha deciso il destino del piccolo durante il confronto avuto oggi con gli avvocati che rappresentavano il papà e la mamma del bambino. C’è un consenso generale» che il bambino ormai «stia morendo» ha affermato lady King. Parole a cui Paul Diamond l’avvocato della famiglia ha risposto ammettendo che in queste ore si è verificato «un cambiamento significativo di circostanze» come conseguenza del distacco dei macchinari salvavita ma che Alfie «respira ancora».
Ma qui lady King si è opposta duramente «l’evidenza che abbiamo è un’altra: che probabilmente non soffre, ma che tragicamente tutto ciò che potrebbe dargli un apprezzamento della vita, anche una carezza di sua madre, è irrevocabilmente distrutto».
In altre parole il collegio di togati ha ritenuto che sostenere la vita del piccolo fino a quando possibile rappresenti uno sforzo inutile, perchè il bambino non potrebbe apprezzarlo, in quanto del tutto incosciente: non soffre ma non potrebbe provare nulla, nessun piacere, nessun contatto con il mondo esterno, come riportato da Il Corriere della Sera. Per i giudici il bambino è come fosse in coma, ma senza nessuna possibilità di risveglio, aggravato da una condizione che andrà ad aggravarsi senza alcuna possibilità di recupero. Pertanto tutto l’affanno e il clamore intorno alla vicenda altro non sarebbe che il solo ed esclusivo desiderio dei genitori di stare con il piccolo il più possibile e non lasciarlo andare: sebbene non direttamente, il giudice rileva una dinamica solo egoista e niente affatto altruistica da parte del padre e della madre
Fonte: Il Corriere della Sera