«Non voglio fare dichiarazioni, tutto quello che penso e che avevo da dire è scritto nella memoria difensiva». Così Daniele Logli, figlio di Roberta Ragusa, ai microfoni di Pomeriggio 5, quando gli viene chiesto cosa vuole dire sulla scomparsa della madre. Il figlio di Antonio Logli, accusato dell’omicidio di Roberta, non si scompone, e si rifiuta di fare un appello perché si faccia viva. Lui si dice convinto solo di una cosa: che il padre non poteva aver ucciso la madre, la quale, secondo Daniele, si sarebbe allontanata di spontanea volontà da casa. E, comunque, senza che il padre ne abbia alcuna colpa. Ma appelli non vuole fare. Forse per timidezza, forse perché sa lui stesso che le tesi difensive a favore del padre – contenute in una memoria a sua firma, depositata nella cancelleria del Tribunale pochi giorni prima dell’Appello – sono una fandonia vera e propria un disperato tentativo di salvare l’uomo accusato di delitto e distruzione di cadavere.
Intanto Silvana Pianpiani, una dei due test ritenuti attendibili dagli inquirenti nel caso Ragusa, non cambia di una virgola sulla testimonianza, un macigno per Logli. «Quella sera c’era una persona con Antonio. Erano due donne e Logli: una era Roberta. Ho visto sangue a terra, delle macchie enormi» e si interrompe con la voce spezzata dal pianto.
Fonte: Pomeriggio 5