Ha fatto discutere un post di Facebook pubblicato da Luca Caruso che descriveva un episodio avvenuto su un treno Frecciarossa. Secondo Caruso il ragazzo di colore che lui stesso aveva fotografato viaggiava senza biglietto, non parlava italiano e non aveva alcun documento con sè. Già ieri in serata Trenitalia ha smentito questa ricostruzione e il controllore protagonista della vicenda ha spiegato: “E’ vero che non parlava italiano e non aveva documenti, ma dopo un qui pro qui iniziale ho potuto accertare che possedeva il biglietto”.
Oggi fa discutere l’intervento di un pubblico ministero della Procura di Pescara che esprime la propria opinione sulla vicenda, come riportato da Repubblica: “Ho appena letto il post di Luca Caruso. Ciò che davvero mi fa ribollire il sangue è che venga impropriamente chiamata in causa, come grande assente e responsabile di tutti i mali, la certezza della pena”
“Da Pubblico Ministero sono il primo a testimoniare che c’è un problema di certezza della pena. Se la pena fosse certa non ci troveremmo i pregiudicati in Parlamento, quel Parlamento che cambia le leggi, sempre pro reo, in modo tale da mandarti all’aria il lavoro di anni (basta pensare all’intervento normativo della Legge Severino sul delitto di concussione…..). La certezza della pena non c’è, perché siccome le carceri sono piene e non possiamo costruirne altre, il legislatore non fa altro che intervenire per ridurre il numero delle persone che, in fase cautelare o in via definitiva, possono entrarci”
“Però la non certezza della pena è anche il motivo per cui ci ritroviamo fior di imprenditori che, denunciati per bancarotta (delitto terribile perché i danneggiati sono altri imprenditori, se non gli stessi dipendenti, i quali non vedranno mai i soldi che si sono guadagnati) o per omesso versamento IVA (quindi non contribuiscono alla gestione della cosa pubblica come dovrebbero, con evidente danno economico per tutta la società), continuano a fare la bella vita, come se non avessero alcun debito con lo Stato e i cittadini. Anche perché, diciamolo chiaramente, che il nero non paghi il biglietto del treno ci rompe assai, ma l’imprenditore che non paga le tasse…..eh, quello è un figo!”.
“Ecco, allora, domani posterò su Facebook le foto di tutti gli indagati della mia Procura per bancarotta o omesso versamento Iva mentre stanno al ristorante, in vacanza o in giro sulle loro favolose auto (tutte foto facilmente reperibili su Facebook) scrivendo “in Italia quello che manca è la certezza della pena. Ovviamente non posso farlo e mai lo farei. Ma sono stufo di sentire commenti beceri. E sono ancora più stufo del fatto che i social network diano voce a chi non ha nulla da comunicare se non l’odio sociale”.
F.B.
Fonte: Repubblica