Bocciata in un concorso pubblico a Firenze, ma poi assunta dal sindaco Dario Nardella negli uffici della Città Metropolitana. Il caso di Celeste Oranges, avvocatessa 28enne, ha sollevato un polverone politico che va ben oltre i confini della città toscana. Tutto questo per un “dettaglio” a detta di molti non proprio trascurabile: la ragazza è infatti figlia della pm che nel 2014 chiese l’archiviazione per Matteo Renzi in un procedimento aperto a suo carico.
Tant’è. Oranges è stata assunta per “il patto per la giustizia della città metropolitana”, essendo stata ritenuta “una figura specializzata in ambito giuridico”. Ma poco prima dell’incarico per chiamata diretta era stata “bocciata” a un concorso pubblico indetto sempre dal Comune di Firenze per 48 posti di istruttore direttivo amministrativo. O, per meglio dire, non si era classificata in una posizione tale da ottenere l’ambito posto. Al bando avevano infatti risposto tremila candidati, ma alla seconda prova sarebbero passati solo i primi 500, e Oranges si è piazzata 627°.
Contattato dai colleghi del Il Fatto Quotidiano, Nardella non avrebbe voluto rilasciare alcun commento. Ma l’opposizione è subito salita sulle barricate. “Avrebbero dovuto evitare di assumere la figlia del giudice che ha stralciato dal processo le accuse a Renzi e che dovrebbe controllare il datore di lavoro di sua figlia – ha dichiarato Tommaso Grassi, Consigliere comunale d’opposizione a Palazzo Vecchio -. È inopportuno, si fa presto a pensar male”. E spesso – diceva quel tale – ci si azzecca.
EDS
Fonte: Il Fatto Quotidiano
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