Il Venezuela sta attraversando da moltissimo tempo una crisi politica della quale è la popolazione a pagarne il prezzo più alto. La recessione è fortissima, il denaro non esiste praticamente più e lo Stato non tiene fede all’obbligo di fornire cibo ogni 15 giorni a prezzi più che scontati. La media è in realtà di ogni mese e mezzo, assolutamente insufficiente per permettere alla gente di sfamarsi. E così anche le prostitute si fanno pagare in cibo. Da qualche mese le professioniste del sesso – donne o trans che siano – hanno inserito nel loro tariffario anche le vettovaglie, come riportato da Fanpage.
Le prostitute in Venezuela preferiscono farsi pagare in cibo
Il tasso di inflazione in Venezuela viaggia ai vertiginosi ritmi del 10mila% ed è stato calcolato che una prestazione sessuale verrebbe oggi a costare circa un milione e mezzo di bolivares – la moneta locale – pari a circa il doppio dello stipendio mensile della stragrande maggioranza della popolazione dello stato latinoamericano. Di conseguenza i clienti delle prostitute sono in pratica esclusivamente alti funzionari o facoltosi privati, sia venezuelani che stranieri. Le banconote sono introvabile e per divertirsi un pò con le professioniste del sesso bisognerebbe portarsi appresso camionate di denaro contante, una cosa praticamente impossibile da attuare. Allo stesso tempo dai bancomat è possibile ritirare un massimo di 10mila bolivares al giorno, come disposto dal dittatore Maduro in persona. Perciò la scelta delle prostitute di farsi pagare con una cassa di cibo statale per un’ora di sesso o con 2 kg di farina per un rapporto orale rappresenta per loro il miglior compromesso possibile, datala situazione attuale, come riportato da Il Giornale. Questa situazione in Venezuela non accenna a migliorare, e le proteste della popolazione sono sfociate anche in diversi drammi.
S.L.
Fonti: Fanpage, Il Giornale