“Dopo più di sei audizioni mi portarono a Cinecittà e mi dissero che il ruolo era mio. Franco mi ripeteva che ero bello e meraviglioso, mi raccontava storie incredibili e quello che dovevo fare per essere un vero artista. All’epoca lui aveva settant’anni, io ne avevo 22 anni e pensavo di sapere esattamente chi fossi. Ma in realtà non sapevo nulla. Quando Franco portò me e gli altri attori a Roma, ci condusse in posti in cui nessuno poteva andare. Siamo stati nei luoghi più incredibili d’Italia e io mi sono sentito davvero fortunato, in quel momento. Però quando Franco beveva diventava molto aggressivo e violento. Non solo con me, ma anche con alcune attrici”.
“Quasi ogni giorno Franco mi diceva: ‘Ho bisogno di stare con te‘. Spesso a tarda notte veniva a bussare alla porta della mia camera, ma io non aprivo mai. Lui però insisteva. Io non avevo un agente, nessuno con cui parlare o che potesse proteggermi. Franco stava diventando sempre più aggressivo, era arrivato al punto di criticarmi per qualsiasi cosa facessi. Non gli andava bene nulla”.
“Poi una notte ci trovavamo in un hotel in Sicilia e Franco mi disse che sarebbe venuto nella mia stanza. Questa volta era riuscito ad avere una chiave. Io stavo dormendo, lui è entrato e si è sdraiato accanto a me. Mi ha preso il viso tra le mani, io ho detto ‘no’ ma lui mi ha risposto ‘dobbiamo’. Sai, quando diventi preda di qualcuno ti assale il panico. È quello che mi è successo con Franco. Ha oltrepassato il confine e io mi sono sentito come se avessi abbandonato il mio corpo. Mi ha molestato nel mio letto. Ha messo le mani in posti in cui non potevo immaginare avrebbe mai messo le mani e ha fatto cose di cui non sono orgoglioso. Ma non è colpa mia. Ha tentato di farmi sesso orale. Io non ho fatto niente. Sono rimasto disteso sul letto. Non ho pensato di doverlo fare per la mia carriera, ma credevo invece che fosse una sorta di rito di passaggio, come se fossi obbligato. Ero vulnerabile. Non ho urlato. Non l’ho fermato e mi ci sono voluti 25 anni per capire come mai non ci sono riuscito. È come se io mi trovassi altrove in quel momento, come se avessi abbandonato il mio corpo. Quando Franco capì che non avrebbe ottenuto da me ciò che desiderava, se ne andò. Non ha mai più provato a toccarmi”.
Il figlio adottivo del regista, Pippo Corsi Zeffirelli, ha difeso così suo padre: “Zeffirelli diede al signor Schaech la sua prima chance come attore, ma all’epoca soffriva di un’ostruzione alla gola che rendeva il suo parlare difficile. Per questo, dopo il film il suo personaggio fu ridoppiato, cosa che non piacque a Schaech. Queste accuse mi sembrano una tardiva vendetta, ancora più vergognosa date le condizioni di salute precarie del Maestro, che non è in grado di difendersi. Leggendo l’articolo pubblicato, mi sembra che addirittura abbia voluto scrivere un romanzo. A parer mio si tratta di una chiara vendetta nei confronti di Franco Zeffirelli, con la speranza di ottenere quella notorietà che all’inizio il signor Schaech pensava di ottenere, ma che la sua carriera di attore non gli ha mai procurato”.
Fonte: People
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