“Ci criticheranno, ma per me è sacrosanto”. Di Maio avvisa i suoi eletti

(Websource/archivio)

Il 31enne deputato della XVII legislatura della Repubblica Italiana con il Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, senza peli sulla lingua e senza remore, avvisa coloro che fanno parte del suo schieramento politico e che si accingono ad insediarsi in Parlamento dopo le prossime elezioni di Marzo. Dichiara: “Sicuramente ci criticheranno, ma per me è sacrosanto: chi entra in Parlamento con un gruppo e cambia gruppo o se ne va a casa o paga una multa profumata”.

Il candidato Premier del M5S, rende nota la sua volontà con un video postato sul suo profilo personale e ufficiale di Facebook in occasione di un incontro a Gorgonzola (Mi). Rincara la dose perchè per lui e per il bene del suo Partito, sono i dettagli a fare la differenza: “Non esiste che possiamo lasciare gente in Parlamento che si mette in vendita nel gruppo Misto, quindi rivendico la possibilità di multare con centinaia di miglia di euro i parlamentari che cambieranno casacca. Ma non credo che ci saranno nel nostro Gruppo”. Affermazione o minaccia, Di Maio è fermamente deciso su come applicare il suo operato, come riportato dall’Agi: “Se dovessimo andare al governo del Paese, inseriremo una norma che impedirà ai parlamentari di restare in Parlamento quando cambiano gruppo, qualsiasi Gruppo. Basta con l’assenza di vincolo di mandato. Se ne è approfittato fin troppo”. Come dargli torto.

Non concordi però i giuristi non ritenendo praticabile questa strada. Giusto voler impedire i cosiddetti cambi di casacca tra i vari parlamentari, ma obbligo di dimissioni o pagamento di multe contrastano con il divieto di vincolo di mandato previsto dalla Costituzione. Questo quanto afferma il costituzionalista Cesare Mirabelli, che non boccia l’idea del leader del M5S, ma ne frena la fattibilità, come riportato da La Stampa: “Certamente è un’esigenza positiva quella di evitare questo stravolgente fenomeno dei cambi di casacca, più di 500, che si è verificato in questa legislatura, ma lo strumento non mi sembra adeguato, perchè la nostra Costituzione prevede che il parlamentare eserciti le sue funzioni senza vincolo di mandato. È ipotizzabile un’espulsione dal partito per chi cambia Gruppo ed è possibile, come per ogni associazione privata, rivendicare la titolarità di un credito verso chi ha contratto dei debiti con la forza politica che ha sostenuto la sua campagna elettorale o non ha versato nelle sue casse dei contributi che erano previsti. Ma oltre non si può andare, pretendendo dimissioni dal Parlamento o infliggendo sanzioni se non adempie a questo obbligo”. Insomma, ne vedremo delle belle, ma per Di Maio le cose sembrano complicarsi ancor prima di iniziare.

GVR

Fonti: Agi, La Stampa

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