Nei pastori Dio ha abbracciato per primi “i pagani, i peccatori e gli stranieri” e ci invita a seguire il suo esempio: questo il contenuto dell’omelia di Papa Francesco nella notte di Natate. I cristiani, spiega, sono chiamati a una sensibilità risvegliata dalla “tenerezza rivoluzionaria” del piccolo Bambino di Betlemme, ad aprire gli occhi davanti a chi soffre, a riconoscere Gesù “in tutti coloro che arrivano nelle nostre città”, come riportato da Avvenire.
Il Pontefice fa un raffronto con l’attualità: Maria e Giuseppe furono costretti a lasciare la loro terra e mettersi in cammino. E se “nel cuore erano pieni di speranza” per il bambino in arrivo, i loro passi “erano carichi delle incertezze di chi deve lasciare la sua casa”. Arrivati a Betlemme da Nazaret, sperimentarono “che era una terra che non li aspettava”, e “dove per loro non c’era posto”.
Arriva quindi l’esortazione: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo”, perché “nel Bambino di Betlemme, Dio ci viene incontro per renderci protagonisti della vita che ci circonda”. Il Bambino Gesù, prosegue Papa Francesco “si offre perché lo solleviamo e lo abbracciamo, e in Lui non abbiamo paura di prendere tra le braccia “l’assetato, il forestiero, l’ignudo, il malato, il carcerato”.
Fonte: Avvenire
GM