Gentiloni: “Manderò l’esercito in Niger”

gentiloniL’annuncio del premier Paolo Gentiloni non può passare inosservato e ha destato immediatamente numerose polemiche. Il presidente del Consiglio ha espresso la volontà di sottoporre al giudizio del Parlamento una proposta piuttosto spiazzante, come riportato da Il Fatto Quotidiano: “Il 2017 è stato l’anno della sconfitta militare del Daesh che non controlla più un territorio come Stato. In questa battaglia l’Italia ha svolto un ruolo rilevante. Con 1400 militari siamo la seconda forza in Iraq. Ora che Mosul è stata liberata, ci sono le condizioni perchè il nostro contributo in Iraq diventi un contributo al consolidamento di quel Paese. Noi tuteliamo il nostro interesse nazionale e lo facciamo sempre in amicizia con gli altri paesi, mai in contrapposizione. Il compito dei nostri militari non è mai stato quello di trovarsi un nemico. Noi vogliamo costruire dialogo, amicizia e pace nel Mediterraneo e nel mondo. Dobbiamo continuare a lavorare concentrando l’attenzione e le energie sul mix della minaccia del traffico di esseri umani e il terrorismo nel Sahel. Per questo, una parte delle forze in Iraq verrà dispiegata nei prossimi mesi in Niger, è questa la proposta che il governo farà al Parlamento per una missione per sconfiggere il traffico di essere umani e il terrorismo. Abbiamo svolto un ruolo fondamentale nella battaglia contro il terrorismo, lo abbiamo fatto per solidarietà internazionale e lo abbiamo fatto e lo facciamo per difendere il nostro interesse nazionale”.

Il premier Gentiloni poi aggiunge, come riportato da Huffington Post: “Siamo soddisfatti che il lavoro della missione Sophia abbia avuto la capacità di identificare 130 trafficanti e annientare circa 600 barconi che trasportavano essere umani e di essere costantemente presenti per salvare vite umane. Siamo fieri del riconoscimento di essere stato il paese più generoso, pronto a salvare vite umane. E contro lo schiavismo l’italia ha raggiunto risultati straordinari, ha inferto colpi che neanche immaginavamo e lo abbiamo fato grazie alla capacità che questa missione ha di formare personale che consenta alle autorità libiche un controllo maggiore dei propri confini. Lo facciamo contemporaneamente lavorando attraverso le agenzia onu per garantire condizioni umane a chi, attraversando l’africa si trova da anni in Libia”.

Fonti: Il Fatto Quotidiano, Huffington Post

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