Se il concetto di prostituzione in se stesso è deprecabile poiché implica che delle ragazze povere siano costrette a vendere il proprio corpo per non morire di fame o peggio essere uccise, ciò che accade a Cuneo è, se possibile ancora più disarmante. In un servizio fatto da ‘La Stampa‘ veniamo a conoscenza di gruppi di giovani ragazze (per lo più africane) che ogni sera sfidando le intemperie prendo un treno per Cuneo nella speranza di fare “affari”.
Le ragazze sono esposte al freddo senza la possibilità di ripararsi da pioggia e neve, poiché la stazione viene chiusa appositamente la notte per evitare che prostitute e senza tetto la occupino. La permanenza sulle strade innevate di Cuneo continua fino alle 4 del mattino, orario in cui la stazione ferroviaria del paese piemontese riapre. Le ragazze allora tornano dentro in cerca di qualcosa che possa scaldarle e poi vanno in cerca di un avventore che possa offrirle loro il denaro per un biglietto in cambio di una prestazione sessuale.
Non sempre la ricerca di un cliente va a buon fine, e spesso le ragazze prendono il treno di ritorno verso Torino (o paesi limitrofi) senza un biglietto. Questo genera caos e confusione all’interno dei vagoni: i controllori sono obbligati a farle scendere e non di rado si generano discussioni. Nel servizio le ragazze spiegano come spesso con i pochi euro a disposizione comprino un biglietto per una fermata intermedia, così da poter evitare le reprimende dei controllori e scendere in una stazione per cambiarsi e magari, dormire fino a Torino, dimenticando per un attimo quella vita che le costringe ad essere emarginate e vessate da tutti.
F.S.
Fonte: La Stampa
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