Altro che reddito di cittadinanza. La nuova frontiera del sostegno economico pubblico alla popolazione è il “reddito incondizionato”. E non sarà un caso se a lanciare la novità è Zurigo, in Svizzera, paese che ha molto da insegnare al resto del mondo quanto a civiltà, progresso e diritti (economici e non solo). I vertici della città hanno infatti deciso di lanciare il reddito di base incondizionato che arriverà a tutti i residenti della città. E l’assegno non è affatto magro: ammonta a ben 2.500 franchi mensili, pari a circa 2.200 euro.
La misura, promossa dalla sinistra, è stata approvata a maggioranza e quindi adottata in via sperimentale, proprio in questi giorni, dal Consiglio Comunale della città. A breve tutti gli abitanti di Zurigo, nessuno escluso, avranno a disposizione un “salario di Stato garantito” che per gli adulti sarà pari, come detto, a 2.500 franchi, mentre per i minori avrà un importo di 625 franchi, ossia circa 550 euro, come riportato da Repubblica. In realtà, non si tratta di un’idea nuova: la proposta di legge era stata presentata lo scorso anno a livello nazionale, ma era stata in seguito bocciata. Ora che la legge è passata l’esecutivo di Zurigo ha a disposizione due anni di tempo per decidere come metterla in pratica.
“Ci muoviamo con i piedi di piombo”, spiega il Consigliere Comunale socialista Urs Helfenstein. Fra i sostenitori dell’iniziativa c’è anche Sergio Rossi, docente di economia presso l’Università di Friburgo: “Il progetto che avevamo proposto a livello nazionale sarebbe stato sostenuto, tra l’altro, tassando le transazioni finanziarie”, ha dichiarato a Repubblica. A detta degli esperti, il reddito di base incondizionato non dovrebbe arrecare problemi allo Stato, perché andrebbe a sostituirsi a quasi tutte le prestazioni sociali, superando il sistema attuale, risalente alla seconda metà del secolo scorso. Va da sé che, se l’esperimento dovesse andare a buon fine, il sistema potrebbe essere adottato in tutta la Svizzera e in altri paesi dell’Europa. Italia (forse) compresa.
EDS
Fonte: Repubblica