Alessandro Sandrini, è scomparso da oltre un anno. Il 3 ottobre 2016 era partito per un viaggio organizzato di una settimana in Turchia. Il giovane 32enne qualche settimana fa si è rifatto vivo coi familiari. Poche parole per spiegare di star vivendo un dramma: “Mi tengono prigioniero in Siria, aiutatemi. Pagate il riscatto o mi uccidono”. L’uomo, da quanto si apprende su Repubblica, sarebbe un dipendente in cassa integrazione di un’azienda bresciana, residente a Folzano.
Il suo viaggio era iniziato da Adana, dove Alessandro Sandrini aveva chiamato la madre il giorno dopo il suo arrivo in Turchia. Successivamente, su di lui era calato il silenzio. Un silenzio angosciante, per i suoi familiari, fino a quella telefonata alla madre, che gli inquirenti ritengono attendibile. Alla chiamata, ne era seguita un’altra: “Questi non scherzano. Avvisa l’Ambasciata. Mi vogliono uccidere”, le nuove parole del giovane.
La vicenda ricorda da vicino quella di Fabrizio Pozzobon, 51 anni da Castelfranco veneto, di professione idraulico ed ex consigliere comunale della Lega Nord, sparito nel nulla in Siria, un Paese martoriato dalla guerra e dalla presenza dell’Isis. Era la vigilia di Natale dello scorso anno. In quell’occasione l’uomo scrisse un ultimo messaggio alla fidanzata: “Qui va sempre peggio. Ho paura. Vai a messa e metti una candela per me”.
Fonte: Repubblica